Corsa all’oro in California
A cura di Cesare Bartoccioni
Nelle città e nei centri dell’Est, sembrava quasi come al tempo della guerra. Migliaia di uomini lasciavano le loro case e le loro famiglie e partivano per la California. Le donne si trasferivano dai parenti o provvedevano a se stesse. I bambini scrivevano lettere ai loro padri lontani ed aspettavano impazientemente che tornassero a casa. Era il 1849, e la corsa all’oro della California era iniziata.
James W. Marshall aveva scoperto l’oro il 24 gennaio 1848. Marshall lavorava per John Sutter, un immigrato svizzero che sperava di creare un impero agricolo in California.
Sutter possedeva 39.000 acri di terra (1), sui quali allevava bestiame, coltivava frutta e vegetali.
Costruì un grande forte che divenne la sede di diverse attività commerciali.
Marshall stava ispezionando un canale presso la segheria di Sutter sul South Fork (2) del fiume American quando vide un brillio sotto l’acqua. Raccolse la particella scintillante, delle dimensioni di mezzo pisello. Era certo di aver trovato oro.
Nel gennaio 1848, la California era per gran parte priva di insediamenti. Circa 100.000 Nativi Americani vivevano ai piedi delle montagne della Sierra Nevada. In piccoli centri missionari e nei ranch lungo la costa vivevano circa 10.000 “Californios”, o Californiani Messicani; 2.000 cittadini americani; e qualche centinaio di europei.
Quando Marshall raccontò a Sutter di aver trovato l’oro, Sutter gli fece giurare di mantenere il segreto. Se si fosse risaputo, la gente sarebbe arrivata a fiumi da ogni parte, e l’impero di Sutter sarebbe stato distrutto.
Ma a poco a poco la notizia si diffuse. All’inizio solo una manciata di cercatori si ritrovò sulle colline. Ma quella manciata crebbe presto.
James Marshall a Sutter’s Mill
Il 12 maggio 1848, quando la notizia della scoperta raggiunse San Francisco, la popolazione maschile della città era di circa 600 individui. Il 15 maggio ne erano rimasti solo circa 200. Entro il primo di giugno, San Francisco era diventata una città fantasma: negozi chiusi, navi abbandonate, e case disabitate. La maggior parte degli uomini era corsa verso i campi auriferi. Anche i giornali della città avevano chiuso. Nessuno era rimasto per scriverli o per leggerli.
John Augustus Sutter, il proprietario delle terre in cui fu trovato l’oro
La febbre dell’oro si diffuse rapidamente. Per la fine del 1848, i cercatori arrivavano dal nord fin dall’Oregon, dall’ovest fin dalle Isole Hawaii, e dal sud fin dal Messico e dal Cile. Ci volle circa un anno perchè la notizia giungesse all’Est. Quando arrivò, iniziò la corsa sfrenata.
Oggi può essere difficile capire perchè gli uomini lasciassero le loro case e i loro cari e viaggiassero per migliaia di miglia per cercare l’oro. Ma nel 1849, un prospero agricoltore poteva ricavare circa due o trecento dollari all’anno. Un operaio di fabbrica riceveva circa un dollaro per lavorare dodici ore al giorno. Un artigiano qualificato guadagnava un dollaro e mezzo al giorno.
In California, l’oro era lì per chiunque potesse trovarlo. Un minatore poteva ricavare dai 25 ai 35 dollari al giorno – o anche di più – dal letto di un fiume. Le storie di minatori che erano diventati ricchi in un solo giorno si diffusero come il vento. Molte di queste storie erano esagerazioni (3). Ma alcune di esse erano vere.
Viaggio verso la California
Alcuni uomini raggiunsero la ricchezza, in campi minerari primitivi con nomi come Hangtown, Gouge Eye, ed Hell’s Delight (4). Il lavoro spezzava la schiena, ma pagliuzza dopo pagliuzza, pepita dopo pepita, questi fortunati “ragazzi del ’49” (5) scavarono depositi d’oro dal valore di centinaia – o perfino migliaia – di dollari. La maggior parte dei minatori non fu così fortunata. Molti dei migliori appezzamenti minerari furono velocemente registrati, e poi ripuliti.
Alcune persone in California fecero i soldi senza dover scavare per l’oro. Furbi commercianti facevano pagare a caro prezzo le forniture ed i servizi ai minatori. Una libbra (6) di zucchero era venduta a 2 dollari. Una libbra di caffè a 4 dollari. Le donne nei campi auriferi potevano vendere un pasto cucinato per 25 dollari, o guadagnare 50 dollari a settimana per lavare le camicie. Nel 1849, quei prezzi erano altissimi.
Una grossa pepita trovata in California
Un minatore fortunato poteva facilmente pagarli. Ma molti minatori potevano a malapena far quadrare i conti.
Man mano che la competizione per l’oro cresceva, i minatori si scontravano per i “claims” (7), o diritti di scavo, a volte in modo violento. Molti Americani che erano venuti dall’Est incolpavano, per il proprio insuccesso, i minatori che venivano dal Messico, dal Cile, dal Perù, e dalla Cina, che consideravano “stranieri” . I minatori di discendenza Latinoamericana, anche quelli che avevano vissuto in California per tutta la vita, venivano a volte attaccati violentemente. Alcuni vennero perfino uccisi.
Alla fine, la gran parte dell’oro che poteva essere scavato a mano era stato trovato. C’era bisogno di pesanti macchinari per scavare il resto. Molti minatori tornarono a casa senza un centesimo, o quasi.
John Sutter lasciò la California nel 1851, pesantemente indebitato. I minatori avevano invaso la sua casa e calpestato i suoi campi. Il suo “impero” era in rovina. James W. Marshall, l’uomo che aveva trovato l’oro per primo, ebbe poco successo come minatore. Morì in povertà nel 1885.
Tuttavia, molti minatori rimasero. Iniziarono attività commerciali nelle “boom towns” (8) o coltivarono le fertili valli. Entro il 1856, San Francisco aveva più di 50.000 cittadini ed era la più grande ed importante città dell’Ovest. Sulle sue strade camminava gente da ogni angolo del mondo.
La maggior parte dei minatori della California non fece mai molti soldi.
Cercatori d’oro
Eppure alcuni raggiunsero il traguardo che si erano prefissi \endash divennero ricchi, e riportarono a casa una fortuna. Ripagarono i debiti sulle loro fattorie e cominciarono delle nuove vite. Purtroppo, alcuni minatori non tornarono più a casa. Morirono di malattie come il colera, o per incidenti nei campi auriferi o durante il viaggio verso la California. Molti fra le donne e i bambini che aspettavano all’Est non avrebbero mai più rivisto i loro cari.
La Corsa all’Oro (“Gold Rush”) trasformò non solo le vite della gente, ma la stessa California. La popolazione della California crebbe in modo drammatico.
Un folto gruppo di cercatori nella loro concessione
I suoi centri, le sue città, e le sue attività commerciali prosperarono. E quasi dalla sera alla mattina, divenne il più famoso Stato americano. La gente di tutto il mondo conosceva la storia della California, la terra d’oro dove si poteva scavare una fortuna dalla terra.
Nell’articolo che abbiamo dedicato alla corsa all’oro della California, sono inseriti numerosi termini che necessitano di un piccolo approfondimento per essere compresi al meglio. Poiché queste note non inficiano la normale lettura del brano, abbiamo deciso di racchiuderle tutte qui.
- Quasi 16.000 ettari (N.d.T.)
- Letteralmente, “affluente meridionale” (N.d.T.)
- Spesso inventate ad arte da chi aveva interesse a far giungere gente in California (mercanti, commercianti, ma anche aspiranti politici senza troppi scrupoli) (N.d.T.)
- Rispettivamente: città degli impiccati; occhio (o buco) di roccia; delizia d’inferno (N.d.T.)
- Nel testo originale: “forty-niners”, termine che indica i cercatori che andarono in California nel 1849 durante la corsa all’oro (N.d.T.)
- Meno di mezzo chilo (N.d.T.)
- Appezzamento aurifero; il minatore doveva registrarlo (il termine viene dal verbo registrare, reclamare: “to claim”) per avere la sicurezza dello sfruttamento (N.d.T.)
- Città che sorgevano all’improvviso (scoppiavano, appunto “boom”), per la presenza di risorse minerarie, o perchè si trovavano in punti strategici per, ad esempio, la transumanza del bestiame. Al mancare tali risorse, queste città si spopolavano altrettanto rapidamente, diventando città fantasma, “ghost towns” (N.d.T.)