OK Corral, 1881. Intervista a Domenico Rizzi.
È finalmente uscito il libro di Domenico Rizzi, uno dei principali autori di Farwest.it, dedicato alla drammatica serie di eventi che sono sfociati nella famosissima e sanguinosa sparatoria dell’OK Corral del 1881.
Noi abbiamo avuto il libro in anteprima e dopo averlo letto siamo rimasti molto contenti e lo abbiamo recensito in questa pagina.
Adesso, dopo una breve attesa, siamo finalmente in grado di proporvi una lunga intervista con l’autore del libro, Domenico Rizzi, per capire qualcosa di più grazie alla sua ben nota disponibilità.
Le domande e le risposte sono raccolte nel testo che segue.
D. Un nuovo libro sulla famosa sfida dell’O.K. Corral, dopo averne parlato in “I cavalieri del West”, che hai scritto insieme ad Andrea Bosco nel 2011. Quali sono le novità?
R. E’ difficile scoprire delle novità su un evento che risale a centotrent’anni fa. Il mio libro, per la cui pubblicazione ringrazio tanto l’editore Chillemi di Roma, ripercorre le vicende che condussero alla celebre sfida. Sono partito da un breve riassunto della storia dell’Arizona, terra di Apache e di pistoleri scatenati e teatro di molti film western, soprattutto diretti da John Ford. Poi ho seguito in maggior dettaglio lo sviluppo di questa strana cittadina che reca un nome inquietante come Tombstone (pietra tombale) dove nacque un giornale chiamato l’”Epitaffio”. Infine ho affrontato il periodo più caldo della sua esistenza, quello – dal 1880 al 1882 – in cui si svolse il confronto armato più noto dell’intera storia del West, quello dell’O.K. Corral.
D. Cominciamo allora con una curiosità: O.K. non è un’espressione moderna? Si dice che venisse usata dalle truppe americane in Vietnam per indicare “zero killed”, cioè nessun caduto in un’operazione militare…
R. Questa è una delle tante stupidaggini diffuse dalla televisione o da qualche sito Internet. Ho scoperto che anche a scuola venne spiegato questo significato…No, lo “zero killed” non c’entra nulla con il significato dell’espressione, che è nata fra il XVIII e il XIX secolo. Nel 1840, durante una campagna presidenziale nell’Ohio, si usò come abbreviazione di “Oll Korrect” – che andrebbe scritta “all correct”, ma venne riportata in una forma dialettale o grammaticalmente scorretta – ma qualcuno sostiene che sia nata ancora prima. Forse è una deformazione di “Okeh”, che nella lingua degli indiani Choctaw significa appunto “Sta bene”. Sembra che la usassero gli schiavi afro-americani dopo avere ultimato il carico di balle di cotone. Comunque l’O.K. Corral di Tombstone potrebbe anche derivare dalle iniziali di un capo mandriano (per esempio: Oliver Kenton o Otis Kimball) che le apponeva sulla staccionata con un gessetto al termine della giornata, dopo aver controllato che i cavalli fossero tutti rientrati nel recinto. Sta di fatto che in alcuni film statunitensi d’anteguerra la frase si usava già, mentre, come sappiamo, la campagna del Vietnam è iniziata nel 1964, cioè venticinque dopo l’inizio della seconda guerra mondiale.
D. Molto chiaro. Veniamo dunque alla sfida, che ebbe tre morti soltanto e tutti dalla parte dei “cattivi”. Ma è poi vero che i Clanton fossero i malvagi e gli Earp degli eroi?
R. Per quanto riguarda la storia del West, la leggenda ha fatto miracoli, sovvertendo situazioni e alterando spesso la verità. Gli Earp non erano certamente degli stinchi di santi, ma non vi è dubbio che i Clanton e i loro sostenitori – come Johnny Ringo, Pete Spence, Curly Bill Brocious e i fratelli Frank e Tom Mc Lowry – fossero dei delinquenti. Erano soliti rubare bestiame in Messico per poi rivenderlo in Arizona. Quando i Messicani decisero di inseguirli, caddero per due volte in un agguato teso loro dai Clanton e dai loro accoliti e furono massacrati a decine. Si vendicarono nell’agosto 1881, sorprendendo in un canyon Old Man Clanton – il capostipite – e alcuni suoi mandriani, che vennero sterminati.
D. Invece, a proposito di Wyatt Earp? Da Qualche parte si sostiene che all’O.K. Corral risparmiò Ike Clanton perchè era segretamente “in affari” con lui.
R. Si, ho sentito anche questa versione in una recente trasmissione televisiva. Benchè fosse possibile, non lo credo affatto. Dopo la sfida, Ike denunciò più volte Wyatt e i suoi fratelli, che vennero arrestati e processati insieme a Holliday, ma poi assolti. Ike fu l’ispiratore dei due successivi attentati contro Virgil e Morgan Earp, rendendo invalido il primo e uccidendo il secondo. Dunque, quale miglior occasione per Wyatt Earp di liberarsi di Ike che quella dello scontro armato? Fra l’altro, Doc Holliday odiava a morte i Clanton e come sappiamo era un grande amico di Wyatt. No, no. Questa è una delle tante ipotesi suggestive che il revisionismo storico-cinematografico ha escogitato per ridestare l’interesse su un episodio del West di cui si è troppo parlato.
D. Chi si salvò, tra i fuorilegge?
R. All’O.K. Corral, Ike la spuntò prostrandosi vergognosamente ai piedi di Wyatt e gridandogli di essere disarmato. Una scena davvero asssurda, perché quella mattina i Clanton furono visti uscire da un’armeria dopo avere acquistato molte munizioni. Suo fratello Billy e i due Mc Lowry vennero abbattuti da Wyatt e Holliday. Billy Claiborne se la diede a gambe. Qualche tempo dopo, forse oppresso dal rimorso di questa fuga ingloriosa, Claiborne sfidò a duello Frank Leslie, un pistolero d’eccezione, che lo stese senza pietà in mezzo alla strada. La faida di Tombstone durò però ancora parecchi mesi, soprattutto dopo l’assassinio di Morgan Earp. Anche Frank Stillwell e Johnny Ringo fecero una brutta fine.
D. Nel film “Tombstone” di George P. Cosmatos, si sostiene che fu Doc Holliday ad eliminare Ringo, per rendere un favore all’amico Wyatt.
R. Improbabile, ma non impossibile. Doc si trovava nel Colorado in quel periodo, perché era ricercato e sembra che Wyatt lo avesse raggiunto per lo stesso motivo. La tesi che siano stati loro due a far fuori Ringo è sostenuta da Josephine Marcus, sedicente moglie di Wyatt, in un suo libro pubblicato molto tempo dopo. Un libro che tuttavia è stato messo in discussione da esperti: alcune sue parti vengono infatti ritenute inattendibili. Johnny Ringo era alcolizzato e affetto da paranoia: il referto del coroner, dopo il ritrovamento del suo cadavere in un canyon, parlò di suicidio.
D. Cosa pensi di “Sfida infernale” di John Ford e del successivo “Sfida all’O.K. Corral” di John Sturges?
R. Il film di Ford, basato sulla discutibile biografia di Wyatt Earp scritta da Stuart Lake, non ha quasi nulla di storico, ma il regista riuscì a renderlo credibile perché era un vero maestro del western. Quello di Sturges presenta molte lacune, ma si salva per la stupenda colonna sonora – il motivo “Gunfight at the O.K. Corral” cantato da Frankie Laine – e per la magistrale, irripetibile interpretazione di Kirk Douglas nella parte di Doc Holliday. Nessuno più è riuscito ad emularlo in seguito: né Val Kilmer in “Tombstone”, né Dennis Quaid in “Wyatt Earp” di Lawrence Kasdan, per quanto si siano dimostrati entrambi superlativi.
D. Che ruolo ebbero le donne nella infuocata atmosfera di Tombstone?
R. In questa cittadina, negli anni Ottanta dell’Ottocento troviamo personaggi femminili di tutti i generi, come in tutte le località della Frontiera. Wyatt era legato alla prostituta Mattie Blaylock, drogata e alcolista, quando conobbe Josie Marcus, che aveva in corso una relazione con Johnny Behan, sceriffo di contea e amico dei Clanton. Certamente anche le rivalità sentimentali ebbero un peso nell’esasperare la situazione. Holliday aveva una prostituta come amante, la famosa “Big Nose” Kate, un’immigrata ungherese di ceto elevato che si chiamava probabilmente Katharina Horony. Di meretrici a Tombstone – le “soiled doves” che i Messicani chiamavano “mariposas” – ce n’erano centinaia e forse lo era stata anche Josie Marcus, che si presentava come attrice di teatro. Però vi erano anche donne degne del massimo rispetto, come Nellie Cashman, una missionaria laica irlandese le cui opere a favore della collettività, nell’assistenza e nell’istruzione, sono altamente meritorie. Peraltro, moltissime erano le “donnine” che lavoravano nei saloon quanto nei bordelli veri e propri. Le frequentavano anche persone “rispettabili” e lo stesso Wyatt Earp da giovane si era trovato più volte in una casa di appuntamenti.
D. Che cos’era Tombstone al tempo della sfida e che cosa ne è rimasto oggi?
R. Tombstone, come Deadwood nel South Dakota e tante altre, spuntò dal nulla in pochi mesi, perché nei suoi paraggi si scavava l’argento. Ho riportato uno schema del suo centro nel mio libro: se ne possono vedere i punti di riferimento principali, le vie diventate celebri come Allen Street, i quartieri messicano e cinese. Le statistiche ci dicono che nel 1880 la città aveva meno di 3.500 residenti, ma considerando la gente di passaggio e in sosta superava sicuramente i 7.000. Nel 1900, però, era ridotta a 600 abitanti e oggi è tornata ad averne 1.500. E’ una città-museo, come Deadwood, dove ho avuto la fortuna di soggiornare. Vivono sui ricordi del loro passato, richiamando ciascuna centinaia di migliaia di turisti ogni anno. A dispetto di quanto si sostiene, gli Americani tengono molto alla loro storia, soprattutto a quella della Frontiera. Noi invece ci ricordiamo del Risorgimento soprattutto in occasione delle ricorrenze.
D. Parliamo delle sfide. Nei film western italiani, per esempio in “Per un pugno di dollari” di Leone, si contano sempre decine di morti… e poi quella storia del “frullo”, cioè di far roteare la pistola prima di riporla nella fondina.
R. Bah, le decine di morti in qualche epoca e in località particolari ci sono state, ma sicuramente non con le modalità che ci vengono mostrate nei western “spaghetti” e in alcuni film statunitensi. La “strage di Newton”, avvenuta nel Kansas, fece più vittime dell’O.K. Corral, ma non furono certo le decine di cadaveri da portare via con il carretto come in “Per qualche dollaro in più”. Nel West fecero molte vittime le guerre fra allevatori e coltivatori, come quelle della Contea di Lincoln o della Johnson County: i morti fra le due fazioni superarono probabilmente quelli della campagna contro Sioux e Cheyenne nel 1876-77. Quanto al “frullo”, mi sembra un’invenzione cinematografica e basta. Ricordiamoci che le pistole di allora pesavano da 2 a 3 chili e non era certo facile imprimere loro questo movimento con scioltezza, come si vorrebbe far credere. Fra l’altro, uno sceriffo amico di John Ford sosteneva che i duelli avvenivano quasi sempre con il fucile. In questo senso, la sfida di Tombstone rappresenta un’eccezione, anche se un paio di fucili vennero usati, uno da Holliday e l’altro da Tom Mc Lowry. Prevalsero i revolver perchè gli avversari si fronteggiarono a pochi metri di distanza gli uni dagli altri.
D. C’erano dei risvolti politici nell’inimicizia fra la banda dei Clanton e gli Earp? In che misura influirono nel determinare lo scontro aperto fra le due fazioni?
R. I Clanton, il giornale “The Nugget” e lo sceriffo della contea di Cochise, Behan, erano di fede democratica; gli Earp avevano invece l’appoggio del Partito Repubblicano, del quotidiano “The Epitaph” e del suo direttore John Clum. Sebbene i Democratici appoggiassero gli allevatori e i Repubblicani mirassero all’industrializzazione dopo la pacificazione del territorio, i veri motivi della rivalità vanno ricercati altrove. Ciascuno aveva i propri interessi da tutelare nella zona e non voleva cedere alla controparte. Lo stesso Earp mirava ad arricchirsi e molti anni dopo ci andò vicino con una concessione mineraria nel Klondike.
D. In alcuni tuoi libri hai seriamente sconfessato miti e luoghi comuni che hanno contribuito a fare la storia del West. Per esempio, hai difeso Custer in più di un’opera e in diversi articoli. Ti consideri un revisionista “non allineato”?
R. Per certi aspetti sicuramente. Presto attenzione alla storia e cerco di non farmi influenzare da quanto è già stato scritto. Non mi piacciono i giudizi precostituiti. Nessuno di noi conosce fino in fondo la verità su un evento: la presunzione o le esigenze di parte trasformano spesso in certezze quelle che non lo sono. In base a questo principio sono stati criminalizzati personaggi della Frontiera che forse non lo erano. Per esempio, Tom Dooley e Tom Horn finirono impiccati sulla base di prove alquanto labili, come ho scritto nel mio nuovo libro “Frontiere del West”, che sarà distribuito a giorni. La difesa di Custer non ha nulla a che vedere con la mia opinione sugli Indiani, che anzi ho sempre ammirato, ma ciò che è stato scritto sul suo conto è errato e spesso assolutamente ridicolo: urta contro la ragione e il buon senso. Neppure Wyatt Earp, ho detto, era quello che definiremmo una “brava persona” in senso assoluto, ma quella che prese all’O.K. Corral era una decisione che non si poteva evitare. I suoi lati negativi appartengono ad una schiera di personaggi che hanno fatto la storia. Qualcuno conquistò un impero, qualcun altro vinse una battaglia decisiva: Wyatt pacificò una contrada che, come affermò il presidente Rutherford B. Hayes, era dominata da una banda di razziatori disonesti troppo bonariamente soprannominati “cowboy”.
D. Che soggetto era veramente Doc Holliday?
R. John Henry Holliday era un aristocratico del profondo Sud, un rampollo di buona famiglia che pareva destinato a fare il dentista dopo la laurea. In effetti svolse davvero questa attività per un po’ di tempo. La scoperta della sua terribile malattia – la tubercolosi – modificò totalmente il suo percorso, trasformandolo in un giocatore d’azzardo e in un pistolero. Impulsivo, tracotante e collerico lo era sempre stato, ma quando si rese conto di non avere scampo – gli avevano dato un anno di vita, anche se sopravvisse molto più a lungo – lo rese cinico e spietato con gli avversari. E’ probabilmente esatto che egli non temesse alcun rivale, infatti sfidò a duello sia i Clanton che Johnny Ringo, un assassino pazzo nei confronti del quale perfino Wyatt usava una certa prudenza. Con la sua compagna, Kate, vi furono moltissimi scontri ed egli giunse spesso a picchiarla. Forse il suo unico, vero amore si era riversato su una propria cugina, che smise di frequentare dopo la scoperta della malattia, anche se mantenne con lei un fitto contatto epistolare. Doc era sicuramente un uomo infelice, che dialogava ogni giorno con la propria morte, chiedendosi quando sarebbe arrivata. Morì a 35 anni, in un sanatorio, dopo avere messo via da tempo la pistola.
Domenico Rizzi
“O.K. Corral 1881”
Collana Conflitti e Battaglie
Edizioni Chillemi, Roma, 2012
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