Wooden Leg e i Cheyenne
A cura di Maurizio Biagini
Il nome di questo guerriero ai non appassionati non dirà molto, eppure la sua testimonianza, raccolta in un libro del medico americano Thomas Marquis, è un documento di straordinaria importanza per la descrizione della vita dei popoli delle praterie.
Un lungo racconto di una lunga vita in cui, oltre ai fatti storici, vi sono ogni sorta di informazioni sulla vita quotidiana degli indiani Cheyenne: dalla costruzione dei tipì a quella delle armi, persino sulle briglie per i cavalli.
Poi, un po’ per volta arrivano le guerre che posero fine alla libertà di quel popolo. Fino al confino nelle riserve.
Il suo nome originario era Mangia Dalla Mano. Durante l’infanzia crebbe nell’influenza di un Crow rapito da bambino e adottato dalla sua famiglia.
Il nome dello “zio” era Gambe di Legno, a causa delle straordinarie doti da camminatore. Quando il giovane Mangia dalla mano compì la sua prima azione di guerra contro i Corvi, il padre, come consuetudine, ne magnificò le gesta e annunciò che il suo nome sarebbe stato lo stesso dello zio, di cui aveva le stesse capacità di instancabile camminatore.
Wooden Leg era nipote del capo Cheyenne Piccolo Lupo, uno degli eroi della resistenza indiana. Ultimo ad arrendersi, ormai settantenne ai bianchi. Aveva sposato una delle sorella della madre di Wooden Leg e quindi era a tutti gli effetti suo zio.
Piccolo Lupo (Little Wolf) fotografato in tarda età
Durante la giovinezza, Wooden Leg non ebbe che sporadici contatti con i bianchi. Numerosi sono invece gli scontri che ebbe con gli Shoshoni ed i Corvi, tradizionali nemici della sua gente.
La guerra con i bianchi arrivò con le guerre di Nuvola Rossa. Suo fratello, infatti, cadde durante la battaglia di Fetterman in cui Cheyenne e Sioux distrussero una colonna di 80 soldati.
Wooden Leg, si aggirava intorno al metro e 90 di altezza, uno dei più alti della sua banda. Si distinse subito per le sue capacità in guerra e nella caccia. Uno degli episodi più toccanti riguarda i suoi 17 anni, quando la madre gli annunciò che non c’era più carne. Il giovane uscì nella tormenta, camminando a piedi per non sfiancare il cavallo. Uccise un bisonte lo scuoiò e ne caricò la carne sul cavallo. Quando arrivò al tipì era quasi cieco e aveva la gambe insensibili per il congelamento. Riuscì a rimettersi, anche per l’intervento dello sciamano del villaggio.
Ancora una foto di Piccolo Lupo
Questo tanto per raccontare cosa fronteggiavano gli uomini della prateria in giovane età.
Gli incontri del giovane Cheyenne con i bianchi furono sporadici. La sua banda visse un periodo di relativa tranquillità fino allo scoppio della guerra per le Black Hills. Gli USA, dopo la scoperta dell’oro in quelle terre sacre, cercarono inutilmente di comprarle dai Sioux, ma dopo l’ennesimo rifiuto ricorsero al celebre ultimatum della fine del 1875.
Guerrieri Cheyenne
Tutti gli indiani che non vivevano nelle riserve erano da considerarsi nemici da combattere, questo nonostante il trattato di Laramie lasciasse ai nativi la libertà di vivere nelle loro terre originarie.
L’ultimatum era assurdo, impossibile da rispettare anche per chi avesse voluto, era inverno e la neve alta rendeva impossibile ogni spostamento. Molti non ne sapevano niente. La banda di Wooden Leg seppe di essere in guerra da un messaggero Lakota. Non avevano avuto incontri con i bianchi da lungo tempo. Perchè quella guerra? Il nostro guerriero non ne sapeva niente, e come lui tanti altri. Niente dell’oro, dell’ultimatum, né dei soldati che da lì a poco avrebbero dato loro la caccia.
Il Colonnello Reynolds
Nell’inverno del 1876 il generale Crook, veterano delle guerre Apache partì con 700 uomini per dare la caccia agli indiani “ribelli”. Dopo una lunga caccia a vuoto fece dividere in due la sua colonna, affidandone una parte al colonnello Reynolds.
Reynolds, riuscì infine a trovare i temuti Oglala di Cavallo Pazzo, il più temuto dei nemici, ma si trattava di un errore.
Nonostante la presenza di alcune tende Oglala, quello era un villaggio Cheyenne, quello dove abitava il nostro Wooden Leg. Nonostante sapessero dell’approssimarsi della guerra, la banda non aveva intenzioni ostili, anzi ospitava indiani di passaggio diretti alle riserve per evitare ritorsioni.
Reynolds decise di attaccare e nella neve la cavalleria irruppe nel villaggio. Gli indiani resistettero abbastanza a lungo per permettere alle donne e ai bambini di essere messi al riparo. fu uno scontro breve e con pochi caduti. I soldati presero l’accampamento e gli indiani si ripararono nelle vicinanze.
A questo punto Reynolds, invece di approfittare dell’accampamento per far passare la notte ai soldati e attaccare in seguito, si fece prendere dalla paura. Ordinò di bruciare tutto il contenuto del villaggio, dai tepee alle riserve di cibo e di ritirarsi. Gambe di Legno e i suoi, ignari della guerra totale dei bianchi, rimasero scioccati di fronte all’assurdità di quel gesto. In un attimo erano rimasti solo con quello che avevano addosso, con donne e bambini a gelare.
Dopo la distruzione del villaggio, Reynolds ordinò la ritirata, in maniera così repentina da abbandonare i morti e persino un ferito, ucciso dai furibondi indiani. Wooden Leg e gli altri guerrieri, decisero di seguire i soldati nella neve per tentare i cavalli senza i quali, con donne, vecchi e bmabini da trasportare, sarebbe stato impossibile dirigersi ovunque.
Con un audace coplo di mano i guerrieri ripresero gran parte dei loro cavalli (aiutati dal’inefficenza dello stesso colonnello, che non aveva predisposto sentinelle)e a fuggire.
Da lì in poi Wooden Leg e i suoi dovettero affrontare una durissima marcia per riuscire a riparare nel villaggio di Cavallo Pazzo, dove trovarono rifugio.
Per Reynolds ci fu la corte marziale.
A destra, Toro Seduto
Presso gli Oglala, la gente di Wooden Leg riscì ad avere abiti, cibo e ospitalità. Insieme, le due bande si mossero per raggiungere il campo degli Hunkpapa, dove tutte le tribù Sioux si stavano riunendo intorno al carisma di Toro Seduto.
Per le tribù delle Pianure, cominciava la grande rivolta che avrebbe portato alle vittorie del Rosebud e del Little Bighorn. Wooden Leg ne sarebbe stato protagonista. All’epoca aveva 18 anni.
Wooden Leg racconta con tono commosso l’accoglienza ricevuta presso Toro Seduto. I Sioux fornirono loro tutto, dai tipì agli abiti, alle armi e persino i cavalli.
Il villaggio si mosse seguendo tutto il sistema fluviale del fiume Powder raggiunto, man mano da tutte le altre bande Sioux fino a divenire composto, come ci racconta Gambe di legno, da 6 grossi villaggi divisi per gruppo di appartenenza.
Quando l’accampamento si attestò sul fiume Powder era già di notevoli proporzioni, ma sarebbe ancora cresciuto per numero di guerrieri. Insieme, gli alleati cacciarono il bisonte e fecero danze propiziatorie o di semplice svago.
Insieme vissero gli ultimi attimi di pace, perchè da lì a un anno nessuno avrebbe avuto la libertà di muoversi negli antichi territori di caccia.
Fu proprio Wooden Leg a scoprire la presenza dei soldati del Gen. Crook accampati nella valle del fiume Rosebud. Era a caccia con altri 10 guerrieri. La storia ci dice che gli uomini con Crook, tra civili, soldati e guerrieri Corvi e Shoshoni erano più di 1300.
Wooden Leg ed i suoi compagni portarono la notizia al campo dove gli indiani vissero momenti di indecisioni sul da farsi.
Gli Shoshoni di capo Washakie
Gli anziani, infatti dissero che dovevano aspettare e difendersi dagli attacchi, ma i giovani ansiosi di battersi cominciarono a scivolare fuori dal villaggio nottetempo e al mattino dopo cominciarono ad attaccare da ogni parte il nemico, male accampato sulle rive del Rosebud.
Tutto sommato, Marquis non raccoglie molti ricordi di quella battaglia da Wooden Leg. Più che altro i nomi di compagni feriti e di uno ucciso. In particolare di quello scontro egli ricorda l’umiliazione inflitta dai Corvi al figlio di Nuvola Rossa, Jack Red Cloud, sceso in campo con il copricapo di piume del padre e finito con il cavallo abbattuto ad implorare i Corvi per avere salva la vita.
Jack Red Cloud
La battaglia durò a lungo e ad un certo punto Wooden Leg ricorda di essersi fermato a causa del cavallo stanco, assieme ad altri compagni. Fu il loro capo militare, un Cheyenne meridionale che viveva con la sua gente, che incitò i guerrieri a attaccare il nemico ormai alle corde e a costringerlo alla ritirata.
Di quella battaglia, la prova generale per la distruzione del 7° la settimana dopo, ricordiamo che Crook riuscì a sganciarsi grazie ad un fortunoso contrattacco del suo colonnello che colse gli indiani alle spalle quando ormai stavano mettendo alle corde l’ala del suo schieramento. Crook fece seppellire gli uomini in una fossa comune e si ritirò abbandonando persino alcune casse materiale trasportato dai muli.
Crook inviò un rapporto al generale Sidney in cui annunciò di aver sconfitto il nemico ma a tutti gli effetti fu una ritirata.
Nel rapporto, Crook che aveva una forza notevole con sé disse che dopo aver valutato l’effettiva forza del nemico non poteva proseguire oltre e accampò i suoi uomini per un lungo periodo senza più fare nulla.
Niente di tutto questo, oltretutto seppero gli altri generali che stavano marciando verso la meta stabilita. Custer una settimana dopo si ritrovò ad attaccare il nemico con meno della metà degli uomini che non erano bastati a Crook, senza sapere nulla della battaglia della settimana prima.
Secondo Wooden Leg, durante la battaglia molti Cheyenne furono feriti e uno, Sole Nero, morì. Numerose furono le vittime Sioux, ma non ne ricorda l’esatta entità.
Dopo la battaglia i guerrieri raccolsero tutto il possibile di ciò che i bianchi avevano abbandonato, indumenti, cibo, ma soprattutto cartucce. Wooden Leg non possedeva un fucile e durante lo scontro aveva usato solo un revolver a 6 colpi e l’arco.
A questo punto gli anziani del consiglio dissero che era inutile proseguire l’inseguimento e di dare battaglia solo se costretti.
La vita riprese. La sera del 24 giugno i giovani delle varie bande diedero una grande festa. Non era una festa di guerra, né di origine spirituale: anche presso gli indiani era d’uso che i giovani si riunissero per divertirsi.
Un gruppo di Cheyenne nei pressi della loro tenda
Wooden Leg ballò tutta la notte presso la propria gente e poi presso i Sioux, all’alba la festa finì e con il fratello, si buttò a dormire nell’erba. Nessuno sospettava neppure lontanamente ciò che sarebbe successo la mattina dopo.
Fu svegliato dal rumore degli spari. Le compagnie di Reno avevano attaccato il villaggio Hunkpapa. Wooden Leg raggiunse il tipì dove si preparò alla battaglia. Può essere strano leggere che, a decine di anni dalla battaglie, il protagonista si perda nei particolari sulla vestizione, rammaricandosi di non essere riuscito a pettinare i capelli come voleva, perchè il padre lo esortava a sbrigarsi per affrontare il combattimento in corso. In realtà, per i guerrieri, la battaglia andava affrontata con i migliori indumenti, per essere pronti per il grande spirito in caso di morte.
Poi spinse il cavallo verso il lato est del villaggio, dove i soldati erano schierati in linea di fuoco e sparavano furiosamente contro gli indiani.
Quando giunse sul posto, i soldati si erano già ritirati nel bosco. Gli indiani si stavano avvicinando per dare fuoco al bosco quando i soldati uscirono di corsa dal riparo. Gli indiani rimasero così sorpresi da quella mossa che per un attimo arretrarono pensando ad un attacco.
Poi, compreso che si trattava di una fuga, si gettarono all’inseguimento. Wooden Leg ed un altro guerriero inseguivano un soldato, ma non gli sparavano perchè non pensavano fosse onorevole colpirlo alle spalle.
Wooden Leg
Quando questi si voltò e ferì il suo compagno con il revolver, Wooden Leg lo colpì con il manico del frustino e afferratolo per il fucile che teneva a tracolla, prima lo disarmò poi lo fece cadere da cavallo.
Il soldato scomparve dietro di lui, e Wooden Leg aveva un fucile, ma non le munizioni. Lo aspettavano gli uomini che cercavano di guadare il fiume.
La testimonianza di quello che accadde al guado è abbastanza illuminante di quello che accadde in quei momenti. I soldati, in preda al panico, cominciarono a disperdersi ed i guerrieri li potevano inseguire ed uccidere con ancora maggiore facilità. Sul fiume il parapiglia era generale, i cavalli scivolavano sulle sponde e i soldati furono coinvolti in un corpo a corpo a sbalzati di sella mentre cercavano scampo al di là del corso d’acqua.
Wooden Leg ricorda di aver utilizzato il fucile come una mazza, colpendo due soldati e precipitandoli in acqua.
Al di là del corso d’acqua, gli scampati si arrampicavano a piedi o a cavallo sulla collina in seguito nota come la “Reno Hill”. Come molti altri guerrieri Wooden Leg attraversò il fiume per inseguire i nemici.
Sull’altra sponda del fiume Wooden Leg uccise un guerriero Arikara, alleato dei soldati.
L’attacco di Reno era finito. I guerrieri facevano bottino tra i cavalli ed i soldati rimasti sul terreno. Fu così che Wooden Leg riuscì a trovare munizioni per il suo fucile. Da lì in poi gli sarebbe tornate utili, perché altri soldati furono avvistati sulle colline.
Ancora non lo sapeva, ma erano gli uomini di Custer che minacciavano da nord l’accampamento.
La zona di Reno Hill
Wooden Leg riguardò il fiume e tornò al villaggio dove prese un cavallo fresco e sì unì agli altri Cheyenne che stavano attaccando i soldati attestatisi su un crinale e disposti in linea di fuoco.
Gli indiani smontavano dai cavalli e salivano su per il crinale, sparavano e si gettavano a terra o si acquattavano dietro ai cespugli sparando e lanciando frecce. Forse era la compagnia del tenente Calhoun. Secondo la testimonianza del guerriero, una parte dei soldati galoppò verso il basso, facendo ritirare gli indiani. Qui si attestarono, ma in breve la morsa dei guerrieri si era richiusa e gli Cheyenne, guidati dal Uomo bianco Zoppo li attaccarono senza esitare.
Wooden Leg a questo punto afferma che i soldati, chiusi nel cerchio indiano si spararono tra di loro o si suicidarono. Poi Wooden Leg, andò a riprendere il cavallo per cavalcare contro gli altri soldati sul crinale, ma quando giunse era tutto finito. I guerrieri gli riferirono che anche in questo caso, molti soldati si erano uccisi. Questa testimonianza avrebbe fatto spendere fiumi di inchiostro agli studiosi per tutto il secolo a venire. I ricordi del guerriero Cheyenne disegnano un quadro di caos totale tra le truppe americane. I soldati cercavano la fuga in ogni modo a cavallo o a piedi, ma erano cacciati dagli indiani o si suicidavano quando vedevano che non c’era via di fuga. Gli ultimi soldati erano nascosti dietro ai loro stessi cavalli morti e sparavano verso gli indiani che li assediavano sparando loro addosso da ogni anfratto del terreno. Alla fine tutti gli indiani sciamarono sulla collina dove non c’erano più soldati in grado do combattere. Grande fu il disappunto degli Cheyenne quando trovarono il corpo del loro leader militare Lame White man scotennato dai suoi stessi alleati Sioux. Chiaramente era stato scambiato per un Arikara, un alleato dei soldati. Non fu l’unico a morire per llo stesso equivoco quel giorno.
A destra, il Tenente William Cooke
Sulla collina, Gambe di Legno si muoveva tra quello che era il comandando del 7° Cavalleria. Riconobbe un cadavere con numerosi tatuaggi (era quello di Tom Custer) e quello del tenente Cooke, aiutante di battaglione, riconosciuto per le gigantesche basette e per la folta barba, che scotennò.
Più in basso incontrò il Wasichu nero, Isaiah Dorman, l’ interprete del battaglione ucciso durante la ritirata di Reno.
La battaglia del 25 giugno era ormai al termine per Wooden Leg
Senza neanche legare il cavallo si lasciò cadere nell’erba e si addormentò.
Il giorno dopo tornò al tipì di famiglia, dove mangiò e si preparò con cura “per affrontare al meglio la morte qual’ora fosse arrivata”.
Poi raggiunse i compagni che assediavano Benteen e reno sulla collina.
La sitauzione dei soldati, quasi allo scoperto sotto il fuoco preciso degli assalitaori era terribile. I medici erano stati uccisi ed i numerosi feriti soffrivano per le ferite e per l mancanza d’acqua.
Alcuni volontari scesero al fiume per prendere acqua e fu in questa circostanza che W. L. colpì con una fucilata un soldato che precipiò nel fiume e fu trascinato a riva morto.
Era il suo ultimo colpo. Si allontanò dalla battaglia e ripercorse i luoghi dello scontro del giorno prima alla ricerca di munizioni abbandonate sul terreno.
Nessuno sapeva di aver annientato soldati differenti da quelli già combattuti sul Rosebud. I primi dubbi arrivarono quando Wooden Leg e i suoi compagni si resero conto che gli indiani uccisi nello scontro con Reno erano Arikara e non Shoshoni o Corvi, che guidavano Crook nello scontro precedente. Inoltre Piccolo Lupo, il capo Cheyenne, che arrivò sul luogo della battaglia a giochi fatti, confermò di aver visto i soldati arrivare da destinazione diversa rispetto a quella da cui avrebbe dovuto arrivare Crook.
Alcuni scout di Custer
Soltanto quando il campo era stato tolto e gli indiani lontani, cominciarono ad arrivare notizie: sull’erba grassa era stato ucciso il capo Capelli Lunghi Custer.
Quando la notizia si diffuse, gli indiani cominciarono a cercare di memorizzare il soldato dai capelli lunghi. Non erano in molti.
Gambe di Legno ne ricorda uno giaceva apparentemente senza ferite a terra. Prese il fucile e gli sparò alla tempia.
La ferita che Custer aveva al petto era molto piccola ed il secondo colpo gli fu effettivamente sparato alla tempia, ma Custer non aveva i capelli lunghi quel giorno.
Il guerriero Cheyenne poi non sembra molto convinto di chi avesse effettivamente ucciso, né dà molto importanza alla cosa. Non sapeva che era Custer né gli importanza
Il grande campo indiano si spostò seguendo il fiume Tongue e cacciando il bisonte come sempre. Erano gli ultimi giorni di libertà.
A causa delle dimensioni del campo, era impossibile trovare cibo per tutti e l’enorme mandria di cavalli mangiava l’erba per un raggio di km ogni volta che la coalizione si accampava.
Custer e Coltello Insanguinato
Alla fine le bande si divisero proseguendo ognuna per la sua strada.
Per molte di loro cominciava una difficile vita di preda inseguita dall’esercito americano.
Alcuni Cheyenne rientrarono alla riserva, ma molti altri invece fecero il percorso inverso e si unirono alla banda, compreso Dull Knife, il capo che da lì a pochi anni sarebbe passato alla storia per la grande marcia Cheyenne dall’Oklahoma alle loro antiche terre.
Wooden Leg, con alcuni compagni, proseguì per andare a caccia e per combattere i Corvi, ma quando si riunì alla sua gente ebbe un’amara sorpresa. I soldati, guidati da alleati Pawnee, avevano attaccato il villaggio ed ancora una volta gli Cheyenne erano rimasti senza nulla. Ripiombati nella disperazioni, decisero di riunirsi agli Oglala di Cavallo Pazzo come nell’inverno precedente, e anche questa volta ricevettero asilo e aiuto.
Le bande rimasero unite e poco tempo dopo si scontrarono ancora con i soldati, erano quelli guidati da Nelson Miles che davano loro la caccia. Si trattò poco più di una scaramuccia, ma tre guerrieri furono uccisi ed i soldati avevano catturato alcune donne e bambini, tra cui la sorella ventunenne di Wooden Leg.
Il Generale Nelson Miles
Poco tempo dopo, venne un meticcio a proporre di aprire le trattative con “Cappotto D’Orso” Miles per terminare la guerra. Alcuni capi scesero a Fort Keogh per trattare e mentre le bande attendevano notizie Wooden Leg seppe che la sorella, disperata per la prigionia si era uccisa sparandosi alla testa.
La maggior parte di Lakota e Cheyenne decise di arrendersi a andare a stare nelle riserve, ma alcuni, tra cui Gambe di Legno decisero di proseguire la loro vita di uomini liberi.
L’ultima ribellione non durò molto, in breve la fame ed il freddo spinsero alla disperazione anche gli ultimi irriducibili e poco dopo presero la strada per la riserva sul fiume White, presso Fort Robinson, nel Nebraska.
Per un po’ agli Cheyenne sembrò che la vita della riserva potesse essere positiva: dovettero consegnare tutti i fucili ma ricevettero cibo e tutto quello che loro occorreva. Ma questo apparente periodo di serenità non durò a lungo. Scoprirono infatti di essere stati ingannati: il governo aveva deciso da tempo di spostare tutti gli Cheyenne nelle stessa riserva in Oklahoma.
Nel “Territorio Indiano” in Oklahoma erano da tempo stati relegati i cugini del ramo meridionale degli Cheyenne.
Esercito e agenti indiani si sprecarono in promesse e regali per convincere gli indiani a muoversi. Alla fine concessero loro che se il territorio loro assegnato non fosse stato di loro gradimento sarebbero tornati alle loro terre.
I soldati restituirono i cavalli agli Cheyenne e fornirono loro tende militari, visto che non c’erano più pelli di bisonti con cui erigere i tipì.
Il viaggio di trasferimento fu lungo ma non eccessivamente duro. Il convoglio era seguito da carri che trasportavano i rifornimenti ed una mandria di bovini forniva carne fresca a tutti.
Su richiesta degli Cheyenne fu concesso il permesso di cacciare a un certo numero di uomini, cui furono anche dati dei fucili ed alcune cartucce.
Wooden Leg passò molto tempo per andare a caccia, spesso accompagnato dai soldati con cui i rapporti furono cordiali, spesso amichevoli.
Ma per la sua famiglia i lutti non erano finiti. Wooden Leg seppe che suo fratello Capelli Gialli, che aveva rifiutato la deportazione ed era fuggito con altri Cheyenne ed Oglala per continuare a vivere nella sua terra era stato ucciso dai bianchi mentre era caccia sul fiume Tongue. Era il secondo fratello che moriva ucciso dai bianchi, una sorella era morta suicida mentre era loro prigioniera a Fort Robinson.
Esercitazioni a Fort Robinson
La permanenza nella riserva del Territorio Indiano fu difficile fin dall’inizio. La selvaggina mancava quasi totalmente ed i Cheyenne finirono per ridursi a cacciare procioni ed opossum.
Ben presto la vita diventò impossibile. Il cibo che il governo aveva garantito loro non era mai sufficiente, e ben presto la malaria e le febbri cominciarono a mietere una vittima dietro l’altra. Il medico della riserva non aveva il chinino necessario né ne riceveva. Ad una anno dall’arrivo nella riserva molti Cheyenne decisero che era tempo di andarsene per tornare alle loro terre. Piccolo Lupo e Coltello Spuntato cominciarono a raccogliere intorno a loro tutti quelli che se la sentivano di tentare una disperata fuga.
Wooden Leg e la sua famiglia non si unirono ai due capi nella loro leggendaria marcia. In qualche modo erano riusciti a sfamare e ad accudire quello che era rimasto della loro famiglia e non volevano più guai. Gambe di Legno, ormai ventenne sposò una coetanea degli Cheyenne meridionali, scampata solo bambina dall’attacco del 7° cavalleria di Custer nel 1868 sul fiume Washita.
A questo punto è necessario aprire una piccola parentesi.
Gli Cheyenne, guidati dai capi Dull Knife e Piccolo Lupo decisero di tornare alle loro terre, seguiti da coloro che se la sentivano.
Piccolo Lupo (Little Wolf) e Coltello Spuntato (Dull Knife)
La loro determinazione a non intraprendere nessuna azione violenta non durò a lungo. Ogni volta che si avvicinavano a qualche bianco per chiedere cibo o proporre scambi venivano presi a fucilati.
Ben presto la loro marcia cominciò a lasciare una scia di sangue di coloni, Cheyenne e di tutti i soldati che cercarono di fermarli.
Il coraggio di queste famiglie divenne leggenda e tutti coloro che cercarono di fermarli furono respinti.
Arrivato l’inverno e giunti in prossimità delle loro terre le strade dei due capi si divisero. Piccolo Lupo decise di proseguire la sua fuga e svernare da qualche parte. Dull Knife, con bambini, vecchi e donne indeboliti dalla lunga marcia, decise di proseguire per la riserva di Nuvola Rossa dove sperava di trovare rifugio con l’autorizzazione degli stessi americani.
L’anziano capo ebbe un’amara sorpresa, Nuvola Rossa e la sua gente erano stati spostati altrove e la riserva non esisteva più.
Nelle nebbia accecante si arresero ai soldati e furono condotti a Fort Robinson dove consegnarono le armi e si arresero.
Non esistendo più la riserva tutti i prigionieri furono trasferiti in un alloggiamento per le truppe.
All’inizio i prigionieri ricevettero un buon trattamento ed esaurita l’iniziale diffidenza da entrambe le parti, gli indiani intrattennero rapporti cordiali con i soldati.
Il tempo passava e le donne vennero impiegate in lavori di cucito per il forte mentre gli uomini avevano il permesso di uscire dal forte a condizione di rientrare per l’appello finale.
Il problema di dove portare questa gente non veniva ancora affrontato anche perchè il comandante del Forte si dimostrò dotato di buon senso.
Ovviamente il suo mandato era in scadenza ed il suo posto fu preso dal maggiore Wessels, di origine olandese, che fu causa di tutti i guai che da lì a poco sarebbero esplosi nella famosa “Cheyenne outbreak”.
La fuga dei Cheyenne, infatti poteva mettere in pericolo l’intero sistema delle riserve. Così, in pieno inverno, fu ordinato a Wessels di riportare la gente di Dull Knife nei territori dell’Oklahoma.
Ovviamente la risposta fu un secco no e da qui cominciò una crisi che portò gli indiani prigionieri nei loro alloggiamenti, senza cibo, legna per il fuoco né acqua.
Per la gente di Dull Knife c’era solo un ultimo atto di orgoglio.
La loro disperata fuga culminò in un massacro di uomini donne e bambini nella neve intorno a Fort Robinson.
La tragedia smosse le acque intorno alle vicende degli Cheyenne.
Anche di coloro che, come Wooden Leg stavano passando l’inferno nel territorio indiano. Fu assegnata una riserva negli antichi territori e dopo anni di prigionia, gambe di Leno poté tornare a casa.
Indiani Cheyenne con un interprete
Ma suo padre, nato e vissuto libero, non ebbe modo di gioirne, in quanto morì in esilio, l’ennesimo lutto familiare per Wooden Leg.
Nel frattempo, il nostro si era sposato con una Cheyenne meridionale (sopravvissuta bambina alla strage del Washita nel 1868).
Mosse con la nuova compagna, la madre e quello che rimaneva del suo nucleo familiare verso la nuova riserva.
Dull Knife scampato alla strage, si nascose nella riserva del vecchio amico Nuvola Rossa. Poi gli fu permesso di unirsi a quello che restava della sua gente nella sua tenda.
Piccolo Lupo, trascorse un anno di relativa tranquillità lontano dalla caccia dei bianchi, poi decise, anche lui, di consegnarsi.
Alcuni Cheyenne si unirono a Piccolo Lupo nei territori sul Tongue e sul Rosebud. Altri andarono a stare nella vecchia riserva di Nuvola Rossa, spostata nelle zona di Pine Ridge.
Wooden Leg seguì Piccolo Lupo sul Tongue.
Nuvola Rossa
Nella riserva trovò i suoi compagni, quelli che si erano arresi a Forte Keogh, con indosso l’odiata divisa blu dell’esercito. Erano diventate le guide di “Giacca D’Orso Miles” ed avevano guidato i soldati nella caccia ai Sioux ancora fuori della riserve e anche nella lunga campagna contro i Nasi Forati di Capo Giuseppe. Gambe di Legno non riusciva ad accettare che i suoi compagni avessero aiutato i soldati contro gli indiani come Shoshoni e Corvi avevano fatto a suo tempo contro di loro.
Inoltre, suo zio, il capo Piccolo Lupo, coraggioso condottiero della leggendaria fuga Cheyenne dalla riserva in Oklahoma, cominciò una lunga discesa nell’alcolismo che culminò nell’omicidio di un compagno, il reato più grave possibile nel “Popolo degli uomini.”
Piccolo Lupo scontò con quattro anni di esilio la sua colpa e perse il ruolo di capo della sua gente. La gente lo perdonò presto, ma lui non riuscì mai ad adattarsi alla vita di reclusione e a dimenticare la colpa commessa.
Alla fine, all’età di trent’anni, Gambe di Legno, non ebbe altre alternative che unirsi a sua volta alle guide di Fort Keogh. Il guerriero ammette che in quel periodo quasi tutta la sua paga andava in whisky nonostante esistesse un preciso divieto di vendere alcolici agli indiani della riserva.
Nel 1890, Wooden Leg e le altre guide vennero convocate per sedare una presunta rivolta dei Sioux di Pine Ridge che minacciava anche gli Cheyenne che vivevano là.
Nelle parole dell’anziano guerriero si nota chiaramente l’imbarazzo di dover intervenire contro i suoi amici e alleati. Infatti precisa che non vi erano Oglala tra quei Sioux e che né lui né la sua gente presero parte a quello che accadde di lì a poco.
La banda di Piede Grosso, infatti venne massacrata dai soldati del 7° cavalleria, nonostante non esistessero i presupposti per aprire il fuoco su gente che si era arresa.
In seguito Wooden Leg prese parte come guida all’inseguimento di alcuni dei Sioux ancora in fuga ma servì solo come guida. Tra coloro di cui seguì le tracce c’erano molti Lakota Oglala, la gente di Cavallo Pazzo. L’antica unità indiana si era definitivamente sbriciolata.
Ben presto la rivolta dei Sioux di Pine Ridge fu considerata sedata e le guide furono rimandate a Fort Keogh.
Nel 1906 vi fu una riunione dei veterani della battaglia del Little Bighorn. Significativo fu il fatto che pochi guerrieri presero parte al raduno perché spaventati dall’idea che i soldati potessero vendicarsi, anche se erano passati trent’anni dagli eventi.
Visita al Little Bighorn
In questo modo si persero moltissime informazioni sulla battaglia. Tutti i veterani furono infatti interrogati a lungo e anche se l’interesse era solo di carattere storico alcuni testimoni furono reticenti a rispondere, ma non Wooden Leg che parlò con l’usuale franchezza. Le acredini con gli antichi nemici, i Crow, comunque non finirono per gli Cheyenne e Wooden Leg ebbe male parole per gli Absaroka intervenuti alla celebrazione. Per lo stesso motivo, vent’anni dopo, rifiutò di intervenire alla riunione di veterani perché il vecchio campo di battaglia era nella riserva Crow.
Il resto della vita del capo proseguì nella riserva.
Come uomo saggio e autorevole gli fu proposta la carica di giudice e nonostante l’avesse rifiutata, alla fine fu convinto per la cifra che gli venne offerta e di cui, vista la povertà della sua gente aveva bisogno.
Naturalmente anche stavolta c’era la fregatura.
Il suo primo incarico fu quello di far rispettare l’ordinanza bianca per cui tutti gli cheyenne potevano al massimo avere una sola moglie e chi ne aveva di più doveva ripudiarle.
Per il capo fu una doppia mazzata, in quanto anche lui aveva preso una seconda moglie.
Dovette ripudiare la più giovane, in quanto la prima gli aveva già dato due figlie e fu per lui un grande dolore e umiliazione.
Wooden Leg abbandonò diverse volte il suo incarico, ma ogni volta fu convinto a rimanere. Il suo lavoro era prezioso, grazie anche alla grande influenza che aveva sulla sua gente.
Il resto della sua lunga vita trascorse nella riserva.
Le sue tragedie familiare non erano però finite, pochè le sue due figlie si ammalarono e morirono.
Rimasto solo con la moglie adottò un nipote che registrò come figlio e attenuò un po’ la solitudine della sua vita.
Era stato battezzato ma non frequentava molto la chiesa, affermando che credeva che in fondo bianchi e indiani credessero nello stesso dio ma che non riusciva a capire perchè tutto ciò che veniuva raccontato in chiesa era solo quello fatto solo dai bianchi.