Quanah Parker, capo dei Comanche
Quanah Parker
Le storie dei bambini bianchi rapiti e allevati dalle tribù indiane hanno riempito per decenni le pagine dei romanzi e le pellicole dei film western riuscendo sempre ad attirare l’attenzione del lettore o dello spettatore.
Certo, la materia prima di film e racconti è assolutamente esagerata, troppo gonfiata, ma casi isolati di rapimenti ed adozioni si verificarono realmente nel west, specialmente nel periodo centrale del XIX secolo, allorquando gli assalti alle fattorie dei coloni erano un evento per niente raro.
Il caso più famoso è, guarda caso, quello della giovanissima (19 anni) Cynthia Ann Parker, rapita dai Comanche nel maggio del 1836 nel corso di una scorribanda contro Fort Parker (una minuscola colonia bianca) avvenuta nella zona del fiume Navasota, in Texas.
A quel tempo l’intera zona era ancora pertinenza territoriale del Messico, anche se i Comanche non amavano occuparsi delle linee di confine.
Nel corso della terribile scorribanda furono uccisi oltre 40 bianchi, molti furono i feriti e quasi 20 furono presi prigionieri.
Cynthia Ann Parker, sottratta alla sua famiglia insieme al fratello John di appena 6 anni, venne comunque ben accolta dai Comanche che la crebbero come una di loro.
Nei primi quattro anni di permanenza tra i Comanche ci fu un’occasione in cui alcuni commercianti bianchi, in visita presso il campo, accortisi della presenza della giovinetta bianca, tentarono inutilmente di portarla via acquistandola dagli indiani.
Alfine, fattasi giovinetta, sposò un giovane capo dei Comanche Kwahadis, il gruppo maggiormente intenzionato a guerreggiare contro i bianchi. Con lui visse per alcuni anni mettendo al mondo tre figli.
Cynthia era ormai ben inserita nella comunità Comanche e in essa era persino riuscita a ritagliarsi una vita normale alla quale non volle rinunciare neppure quando – in un altro incontro – alcuni mercanti tentarono di convincerla a ritornare tra la sua gente.
Qualche anno dopo fu liberata e poté far ritorno in Texas con sua figlia ma non riuscì ad adattarsi alla vita “civile” tanto che fece ritorno tra i Comanche.
Cynthia Ann Parker
Cynthia e la figlia di due anni furono portate controvoglia a Austin e lì tentò la difficile strada del reinserimento in un contesto di civiltà nei confonti del quale non vi era neppure l’interesse minimo. Ci si impegnò suo fratello, il maggiore Dan Parker, ma lei, dopo oltre due decenni di vita tra gli indiani sentiva di non far più parte di quel mondo e, conseguentemente, tentò a più riprese di tornare tra i Comanche.
Ad aggravare la condizione di disperazione della donna vi era il fatto che i figli maschi erano riusciti a far ritorno tra gli indiani e lei fremeva nel desiderio di ricongiungersi a quella parte della sua famiglia.
Ma la morte si portò via la povera Cynthia nel 1864, senza che il desiderio di rivedere i figli si fosse realizzato.
Quanah, uno dei due figli di Nokoni e di Cynthia Ann, era appena dodicenne quando fu ucciso suo padre e portata via sua madre. Crebbe tra le mille difficoltà di un indiano orfano, ma seppe farsi valere e divenne presto un ottimo cacciatore, molto stimatotra la sua gente.
Tra gli episodi della sua giovinezza si ricorda quello in cui fu costretto a fuggire lontano dalla sua tribù per una questione sentimentale di cui si sono perse le tracce precise. E’ un fatto, però, che molti guerrieri vollero riconoscersi in lui, creando dal nulla una forte banda che crebbe a dismisura finchè Quanah non potè persino far rientro tra i Comanche a testa alta.
Nel 1874 Quanah Parker divenne capo dei Kwahadi, che abitavano in un esteso territorio ai piedi della montagna Wichita ed erano la tribù più bellicosa dei Comanche, l’ultima ad arrendersi ai bianchi.
Alla morte del padre combatté in alcune famose battaglie tra cui quella di Adobe Walls nel corso della quale i Comanche si scontrarono contro i cacciatori di bisonti armati di potenti fucili automatici che annientarono lo slancio degli indiani e ne ridussero il numero.
Quanah Parker a cavallo
Arrivò il momento della resa e, improvvisamente Quanah Parker divenne il paladino della convivenza tra i popoli bianco e rosso.
Convinse la sua gente a praticare l’agricoltura e a godere dei benefici della civilizzazione e del progresso, pur evitandone i ben noti pericoli. Per primo dimostrò di saper essere non solo un abile uomo d’affari, ma coltivò persino notevoli ambizioni politiche. Arrivò a ipotizzare un suo coinvolgimento nella rappresentanza dello stato del Texas al Congresso di Washington, perché riteneva di essere il candidato più adatto come rappresentante di uno stato ancora popolato da bisonti e da indiani e in quanto nelle sue vene scorreva sangue di entrambe le razze. Ciò non accadde e Quanah visse serenamente nella sua proprietà, rispettato sia dai bianchi che dagli indiani, dove riceveva numerosi amici e andava a caccia con ospiti illustri, tra questi il presidente Roosvelt.
Ebbe anche l’opportunità di compiere molti viaggi a Washington e in altre città dell’Est.
Il capo dei Comanche con una delle sue mogli
Quanah Parker rappresentava l’indiano ideale: era alto, atletico, con un viso dai tratti decisi e simpatici e la pelle del classico colore ambrato. Da sua madre aveva preso gli occhi chiari. Vestiva gli abiti colorati della sua tribù con la stessa dignità e naturalezza con cui sapeva indossare gli abiti dei bianchi.
La sua famiglia era composta dalla moglie prediletta Weckaeh, da altre quattre mogli (i Comanche erano infatti poligami) e da un gran numero di figli che frequentavano con profitto la scuola della missione.
Morì il 23 febbraio del 1911 presso Fort Sill, nell’Oklahoma.