La guerra degli indiani Mohave
A cura di Sergio Mura
Indiani Mohave – clicca per INGRANDIRE
Nel corso degli anni ’50 del XIX secolo, tra i 2.500 ed i 3.000 indiani Mohave vivevano in piccoli villaggi sparsi lungo le rive del fiume Colorado, tra l’Arizona e la California. Il termine “Mohave” era quello col quale questi gruppi tribali venivano individuati dagli altri, mentre i componenti della Nazione usavano riferirsi a sé stessi con le parole “Aha Macave” o, più semplicemente, con “Amacava” il cui significato era “Gente che vive nei pressi dell’acqua”.
I Mohave erano alti, atletici e fisicamente ben piantati. I guerrieri, come la gran parte degli indiani del tempo, usava gli episodi bellici come momento in cui distinguersi dagli altri per il proprio valore. Era difficile che tra i Mohave si proponesse la guerra ad altri popoli per motivi legati ad esigenze di conquista di nuovi spazi vitali o nuovi territori di caccia. I Mohave si ritenevano un popolo particolare e ben distinto da tutti gli altri, al punto che evitavano accuratamente il contatto con gli altri gruppi che vivevano nella loro stessa zona.
Esisteva, è vero, una parentela tra i Mohave e gli Yuma, ma non sfociava in alcuna alleanza strategica o militare.
Alcuni Mohave armati con fucili
La loro vita sarebbe potuta scorrere lungo i binari della normale tranquillità di un popolo fondamentalmente tranquillo, se non fosse stato per il contatto con l’uomo bianco. In questo caso, i loro territori vennero individuati come via breve per raggiungere la California. Responsabile dell’individuazione di questa pista in cui si riversarono fiumi di emigranti, fu un certo Edward Beale, tenente dell’esercito americano, che disegnò il tracciato che attraversava la terra dei Mohave nel corso di una specialissima spedizione comandata dall’allora Segretario Alla Guerra, Jefferson Davis. La particolarità di questa spedizione era che per l’attraversamento di quelle zone e di altre caratterizzate da ampi spazi desertici vennero utilizzati dei dromedari che erano stati acquistati in Asia Minore e fatti arrivare fin negli Stati Uniti.
Un gruppo di indiani Mohave
La pista, comunque, venne segnata e per via della sua brevità e di altri vantaggi, venne utilizzata da moltissime carovane che presero a snodarsi lungo le terre dei Mohave, arrecando danni e fastidi di ogni tipo agli indiani i quali, dopo aver sopportato la difficile situazione – che per loro aveva tutti i contorni dell’invasione -, si armarono e scesero lungo il sentiero di guerra.
L’afflusso di migranti di passaggio, in combinazione con semplici incomprensioni, dunque, è ciò che portò al conflitto.
I primi bianchi a fare le spese della reazione dei Mohave furono quelli della carovana di emigranti che nel 1858 partì da Albuquerque e che fu costretta ad arrestarsi nei pressi del guado del fiume Colorado. Dopo alcuni giorni di drammatico assedio e numerosi caduti nel corso dei ripetuti attacchi, i carri riuscirono a sganciarsi e a fuggire verso il punto di partenza.
L’eco dell’attacco, che inaugurava la guerra dei Mohave, non si spense facilmente e, ingigantito da fantasiose ricostruzioni, arrivò persino in California e da lì (ma non solo) salì altissimo lo sdegno del popolo bianco e le richieste di giustizia inoltrate al Governo. I Californiani chiedevano un’immediata ritorsione nei confronti degli indiani e la messa in sicurezza di tutta la pista, al fine di consentire un tranquillo passaggio degli emigranti.
Beale’s Crossing
Le mosse successive del Governo (ordine del nuovo Segretario alla Guerra, Floyd) sono sostanzialmente due: la costruzione di un avamposto dell’esercito proprio nel punto in cui le carovane, approssimandosi al guado del fiume erano vulnerabili, e l’invio di un corpo militare di 600 soldati, provenienti da Fort Yuma, guidati dal Tenente Colonnello William Hoffman. Quest’ultimo aveva l’incarico di azzerare la minaccia dei Mohave con un’ampio giro di ricognizione nelle loro terre. Una forza numerosa come quella di Hoffman avrebbe dovuto scoraggiare qualunque ostilità, ma il rancore che covava tra i Mohave era tale che la sola vista dei soldati li scatenò. Il 9 gennaio 1859 Hoffman ed i suoi dragoni furono attaccati dagli indiani a Beale’s Crossing. I Mohave si comportarono coraggiosamente e attaccarono senza sosta per lunghe ore, ma furono costretti a ripiegare verso i propri accampamenti dopo aver perso 18 uomini senza ottenere alcun vantaggio.
Dopo questa prima furiosa battaglia calò il sipario per qualche mese, al punto che Hoffman rientrò in California per riorganizzare le proprie forze. Da lì ripartì forte di ben 7 compagnie del 6° Fanteria, una forza che ebbe un notevole impatto visivo sui Mohave che, non dobbiamo dimenticarlo, avevano pur sempre il problema della difesa delle proprie famiglie! Ad Aprile i soldati di Hoffman erano nuovamente a Beale’s Crossing…
Un’immagine di Fort Mohave
Gli indiani si tennero alla larga dai soldati e, dopo aver discusso il da farsi, decisero di richiedere un incontro per siglare una tregua e un accordo di pace duratura. Nel corso dei colloqui di pace i Mohave ebbero a sostenere le ragioni della propria rivolta, legando gli attacchi agli emigranti ed ai soldati al fatto che era stata minacciata la loro proprietà delle terre ancestrali.
Da quel momento in avanti non ci sarebbero più stati episodi bellici tra i Mohave e i bianchi.
A scanso di equivoci, il Governo fece sorgere un nuovo forte nella loro terra: Fort Mohave.
La “piccola guerra” era finita.