La guerra dei Modoc
A cura di Cristiano Sacco
Nell’area di confine tra gli Stati dell’Oregon e della California, vivevano i Modoc, alcuni tra i più micidiali guerrieri che vivessero sul continente. Era un popolo unico nel suo genere, dedito alla caccia e alla pesca, ma soprattutto alla guerra. In un certo senso ricordavano gli arabi del Nord Africa.
Erano feroci schiavisti, che compivano periodiche scorrerie nelle regioni deserte della California e del Nevada, dove vivevano i poverissimi Digger. Passavano come un turbine e radunavano i nativi indifesi, poi li portavano a nord, dove li vendevano alle tribù ricche come i Tlingit e gli Haida.
Questa tribù superba, feroce e indipendente si oppose immediatamente al presupposto, dato per scontato, che l’Oregon appartenesse alla razza bianca.
Numerosi furono gli scontri che i Modoc sostennero contro gli invasori bianchi, e ne uscirono sempre vincitori. Poi, con Ben Wright alla guida di un gruppo di volontari, gli uomini setacciarono il territorio per dare una lezione agli Indiani.
Ma capirono di essersi accinti ad un compito che ben difficilmente avrebbero potuto portare a termine.
La mappa della Guerra dei Modoc (clicca per ingrandire)
Per 3 mesi, i Modoc giocarono a nascondino con Wright. Alla fine il capitano, per ottenere quello che in campo aperto non era riuscito a raggiungere, ricorse ad un bieco inganno. Inviò una donna che aveva catturato ad invitare i Modoc ad un festino, dopo il quale si sarebbe parlato di pace. Gli Indiani accolsero ben volentieri l’invito, in piena fiducia. Non sapevano che il cibo era stato avvelenato con stricnina.
Wright e i suoi li osservarono mangiare, ma per qualche ragione il veleno non fece effetto. Il capitano non ebbe più pazienza. Estrasse il revolver e sparò, uccidendo 2 indiani. A quel segnale, tutti i Bianchi aprirono il fuoco. Altri 36 indiani caddero, e soltanto 10 sfuggirono al massacro. Quella carneficina venne condotta a termine sotto il sacro simbolo della bandiera bianca.
L’inganno di Wright servì a spezzare la potenza dei Modoc, che non costituì più un grande problema per l’insediamento dei coloni. Nel 1871 i Modoc erano ridotti a poco più di un gruppo di mendicanti sulla loro stessa terra. Erano drasticamente ridotti di numero, e non furono in grado di opporsi al trasferimento a nord, in una riserva dell’Oregon, alla mercè dei nemici Klamath, e con la falsa promessa che ogni famiglia avrebbe ricevuto dal Governo la sua terra, branchi di cavalli, carri, attrezzi agricoli, utensili, abiti e cibo.
Una rara fotografia della Guerra dei Modoc
L’allora capo Kientpoos, noto ai Bianchi come Capitan Jack, avrebbe preferito avere la sua riserva vicino al lago Tule, ma i commissari non erano d’accordo.
Con una certa riluttanza, Capitan Jack firmò il trattato e i Modoc andarono a nord nella riserva klamath.
Appena giunti là, iniziarono subito i guai, per via degli stessi nemici Klamath. Inoltre le provviste promesse dal governo non arrivavano mai.
Donald McKay e due indiani che aiutarono a combattere i Modoc
Quando Capitan Jack si rese conto che il suo popolo era affamato, lo condusse fuori dalla riserva. Andarono tutti nella valle del fiume Lost dove avevano vissuto un tempo, in cerca di selvaggina e di pesce e di radici di camas.
Tuttavia durante l’estate del 1872 l’Indian Bureau ingiunse a Capitan Jack di ritornare nella riserva klamath. Jack rispose che il suo popolo non poteva vivere con i Klamath. Chiese una riserva per i Modoc da qualche parte sul fiume Lost, che era sempre stato territorio Modoc. L’Indian Bureau considerò ragionevole la richiesta, ma i ranchers si rifiutarono di cedere agli indiani una parte qualsiasi di quelle ricche e fertili terre.
Boston Charley
Nell’autunno del 1872 il Governo ordinò ai Modoc di ritornare nella riserva klamath, ma Jack si rifiutò. Fu perciò affidato all’esercito il compito di trasferire i Modoc con la forza .
Il 28 novembre 1872, sotto una pioggia gelata, il maggiore James Jackson e una compagnìa di 38 uomini del 1° cavalleria uscirono da Fort Klamath, diretti a sud, al fiume Lost. Poco prima dell’alba i cavalleggeri giunsero all’accampamento dei Modoc. Smontarono da cavallo, e con le carabine puntate circondarono le tende.
Sfregiato Charley e diversi altri uomini vennero fuori con le loro armi.
Il maggiore Jackson chiese di vedere il capo, e quando Jack apparve, il maggiore gli disse che aveva ricevuto ordini dal Grande Padre di riportare i Modoc alla riserva klamath. Poi ordinò a Jack di riunire i suoi uomini di fronte ai soldati.
Appena questo fu fatto, il maggiore indicò un arbusto di salvia in fondo alla fila. “Metti lì il tuo fucile”, gli comandò. “Perchè?”, chiese Jack. “Tu sei il capo. Se deponi il fucile, tutti i tuoi uomini faranno altrettanto. Fai così, e non ci saranno guai”. Capitan Jack esitava. Sapeva che i suoi uomini non volevano rinunciare alle loro armi. Malgrado la titubanza iniziale, il capo Modoc depose il suo fucile sulla salvia, e fece un segno agli altri di fare lo stesso. I guerrieri Modoc si avvicinarono e accatastarono i loro fucili. Sfregiato Charley fu l’ultimo. Questi era un guerriero particolarmente feroce e d’aspetto selvaggio. Anni prima aveva avuto un’esperienza tristissima e amara con i Bianchi: aveva visto linciare suo padre. Sfregiato Charley mise il suo fucile in cima al mucchio, ma tenne la pistola appesa alla cintola. Il maggiore gli ordinò di consegnare anche la pistola. “Hai avuto il mio fucile!”, rispose Sfregiato. Il maggiore ordinò al tenente Frazier Boutelle di disarmarlo. “Dammi subito quella pistola, maledizione!”, ordinò Boutelle facendosi avanti.
Dottore Ricciuto
Per tutta risposta, Sfregiato Charley si mise a ridere, dicendo sprezzante che egli non era un cane col quale si poteva gridare. Boutelle allora estrasse il revolver.
L’aria era molto tesa.
“Figlio di una cagna, ti insegno io il modo di rispondere!”, commentò Frazier, e nel farlo puntò il revolver contro Sfregiato, che però fu svelto a estrarre a sua volta la pistola dalla cintura. Entrambi spararono nello stesso momento. La pallottola del Modoc forò la manica della giacca del tenente, mentre Sfregiato, illeso, si girò verso la catasta di armi, afferrando il suo fucile che si trovava in cima al mucchio, e tutti i guerrieri Modoc seguirono il suo esempio.
Ne seguì un’accesa sparatoria, ma i soldati furono costretti a ritirarsi lasciando sul campo un morto e sette feriti.
Nel frattempo le donne e i bambini Modoc stavano remando con le pagaie sulle loro canoe verso sud, in direzione del lago Tule, e Capitano Jack e i suoi guerrieri li seguivano lungo la riva, nascosti tra i fitti canneti.
Il Generale Canby
Erano diretti al leggendario santuario dei Modoc a sud del lago: i Letti di Lava della California. Si trattava di una peculiare formazione geologica dovuta ad un’eruzione vulcanica (avvenuta in qualche era remota), che aveva scagliato lava rovente su un’area di un’ottantina di chilometri quadrati. Questa zona era diventata quindi un insieme di crepe, caverne e crepacci rocciosi, con alcuni burroni profondi un centinaio di metri. Indubbiamente è possibile qualificare quest’area come la miglior fortificazione naturale esistente in tutto il continente americano.
Durante la marcia la banda di Capitan Jack non diede noia a a nessuno. Invece, il gruppo di un altro guerriero Modoc conosciuto come Uncino Jim, che si mosse per proprio conto, uccise tutti i coloni maschi che incontrò sulla sua strada, 17 in tutto, ma le donne non vennero toccate.
All’estremità settentrionale della massa di lava, vicino al lago Tule, gli Indiani posero il campo, nel luogo ora noto come Modoc Caves. Capitan Jack fu subito raggiunto da Uncino Jim e dai suoi bravi, tra i quali altri due importanti guerrieri: Dottore Ricciuto e Boston Charley. In questo modo le forze del condottiero Modoc salirono a 50 combattenti.
Nel frattempo il tenente colonnello Frank Wheaton si mise in marcia alla volta dei Letti di Lava. Trovò i Modoc asserragliati in una fortezza naturale, di cui conoscevano bene ogni spanna, tanto che potevano muoversi persino ad occhi chiusi, nascosti agli sguardi di chi osservava da fuori.
Wheaton pose il campo con i suoi 400 soldati e una batteria di obici al margine dei Letti di Lava. Gli uomini erano ben armati ed equipaggiati, ansiosi di attaccare e sicuri della vittoria. Ma anche i Modoc erano sicuri. Si vantavano di poter sostenere l’attacco anche di 1.000 soldati. E lo gridarono in faccia ai Bianchi, quando arrivarono. Questi risero, ma i fatti dimostrarono che era la verità. Lo scontro fu naturalmente inevitabile.
I soldati, felici per l’imminente azione, si mossero attraverso le scorie vulcaniche. Una sorpresa li aspettava. Appena entrarono nei Letti di Lava furono raggiunti da un fuoco micidiale, che lasciò parecchi di loro uccisi tra le rocce. Continuarono ad avanzare, ma non si trattava di quella fulminea carica che avevano creduto. Gli angoli taglienti come rasoi delle rocce vulcaniche li costrinsero a procedere lentamente, trascinandosi tra crepacci apparentemente invalicabili. Sparavano alla cieca, mentre i loro camerati cadevano sotto un fuoco che non si capiva da dove arrivasse.
Sfregiato Charley
Nel corso di tutta la giornata del 17 gennaio 1872, i soldati non riuscirono a vedere un solo indiano, anche a causa della nebbia, che si dimostrò il migliore alleato dei Modoc. A sera, Wheaton ordinò la ritirata. 39 soldati erano stati colpiti, e 9 erano morti. La vanteria dei Modoc si era dunque dimostrata corrispondere a verità.
Ma Wheaton era deciso a snidare gli Indiani ad ogni costo, e inviò una staffetta per chiedere rinforzi. Scrisse Wheaton: “Secondo il parere di qualunque esperto ufficiale delle truppe regolari o dei volontari, ci vorrebbero 1.000 uomini per sloggiarli da quella posizione praticamente inespugnabile, e l’operazione deve essere condotta impiegando al massimo i mortai.” Questo rapporto era un bel riconoscimento per quel gruppo di laceri indiani, con i loro fucili ad avancarica e poche rivoltelle.
Ad assumere il comando delle operazioni fu, stavolta, il generale Edward R. S. Canby, un vero amico degli uomini rossi. Più volte aveva impedito azioni punitive contro i Modoc, e aveva sempre cercato di calmare le acque. La sua onestà non era mai stata condizionata dal colore della pelle. Sapeva che quella povera gente disprezzata e cinta d’assedio era stata trattata in modo vergognoso e il suo primo pensiero fu per un accomodamento pacifico.
Il 30 gennaio il generale ordinò di sospendere le ostilità, per permettere ad una commissione di pace di trattare con gli Indiani. Ma ne venne fuori un nulla di fatto, perchè gli indiani rifiutarono di recarsi ad un incontro dove si sarebbero trovati alla mercè dei Bianchi: ricordavano bene la lezione di Ben Wright. Allo stesso modo i Bianchi avevano timore degli Indiani. Così il mese di gennaio trascorse senza risultati.
Intanto erano stati inviati rinforzi, e ora oltre mille soldati erano accampati ai margini dei Letti di Lava, tra cui anche alcuni scuot indiani della tribù Warm Springs.
Delle trattative di pace, effettivamente ci furono, ma andarono per le lunghe. Capitan Jack mostrò di volere la pace, era stanco di tutto quel sangue, e il suo cuore era dolente.
Egli però sapeva anche che se si fossero arresi, sarebbero stati mandati nuovamente nell’odiata riserva klamath, e inoltre il gruppo di Uncino Jim, tra i quali Dottore Riccuto e Boston Charley, sarebbero stati arrestati, e condannati all’impiccagione secondo la legge dell’Uomo Bianco.
Uncino Jim
La sera del 7 aprile, Uncino Jim e i suoi seguaci decisero di arrivare ad una chiarificazione con il loro capo. Alcuni sospettavano che Jack stesse per tradirli. Schoncin John aprì la seduta con un discorso amaro: “Molte volte sono stato ingannato e truffato dai Bianchi. Non accadrà più!” Egli accusò il generale Canby di perfidia, di voler guadagnare tempo mentre l’esercito inviava sempre più soldati e fucili. “Quando crederanno di avere abbastanza uomini, ci salteranno addosso e ci uccideranno tutti.” L’oratore successivo fu Nero Jim: “A causa di un solo uomo, rischio di essere ingannato e ucciso come un cane dai soldati. Mi preparo ad uccidere il mio uomo prima di essere preso.” Poi parlò di uccidere i commissari di pace durante il consiglio che si sarebbe tenuto qualche giorno dopo.
Capitan Jack cercò di convincere gli oratori che avevano torto. Egli chiese tempo per negoziare con i commissari, per cercare di salvare la banda di Uncino Jim e per ottenere un buon pezzo di terra come riserva. Ma Nero Jim accusò Jack di essere cieco. “Non vedi i soldati che arrivano ogni due o tre giorni? Non sai che gli ultimi soldati che sono arrivati hanno portato grandi fucili che sparano pallottole grandi come la tua testa? I commissari intendono fare la pace con te, facendoti volare via la testa con uno dei grandi fucili.” Alcuni oratori sostennero il punto di vista di Nero Jim, e quando Jack cercò ancora di ragionare con loro, lo zittirono aspramente. “Il tuo discorso non è buono! Siamo spacciati. Lasciaci combattere, così moriremo prima. Tanto dobbiamo morire comunque.” E Nero Jim gli disse: “Se tu sei il nostro capo, promettici che ucciderai Canby la prossima volta che lo incontrerai.” Jack rispose: “Io non posso farlo e non lo farò!” Allora Uncino Jim si avvicinò al capo e lo ammonì: “Tu ucciderai Canby o sarai ucciso tu stesso. Tu ucciderai Canby o sarai ucciso dai tuoi stessi uomini.”
Jack sapeva che questa era una sfida al suo rango di capo, ma trattenne la sua ira. Rifiutò ancora, e per tutta risposta alcuni uomini di Uncino Jim gli gettarono sulle spalle uno scialle e un copricapo da donna gridando: “Sei una donna, una donna col cuore di pesce! Non sei un Modoc. Noi ti rinneghiamo.” Capitan Jack capì così che i suoi 50 uomini non si sarebbero fermati davanti a niente, e promise che se le imminenti trattative non fossero andate per il verso giusto, se i Bianchi si fossero nuovamente mostrati sordi di fronte alle richieste dei Modoc, egli avrebbe ucciso Canby.
Nero Jim
Il generale Canby fu così invitato ad entrare nei Letti di Lava con la commissione (naturalmente tutti disarmati) per trattare con gli Indiani. Canby sapeva che era pericoloso, ma decise di rischiare. Il 10 marzo 1873 lui e la commissione si avviarono alla trattativa con Capitan jack e i suoi Modoc, malgrado fossero stati tutti avvertiti che tale iniziativa poteva costare loro la vita. Eppure affrontarono il pericolo per fare il loro dovere davanti al governo e anche davanti a quei poveri e disperati selvaggi, costretti come belve feroci a stare rintanati fra quelle rovine di pietre. Il gruppo era formato dalle seguenti persone: 1) generale Edward R. S. Canby, comandante del dipartimento e vero amico degli Indiani; 2) reverendo Eleazer Thomas, metodista della Chiesa episcopale, che aveva dedicato la propria vita agli Indiani; 3) A.B. Meacham, agente indiano, noto per l’equità mostrata nei confronti dei Modoc; 4) L.S. Dyer, altro agente di ottime qualità morali e molto stimato; 5) Frank Riddle, interprete; 6) Winema, moglie di Riddle, conosciuta dai Bianchi come Toby Riddle. Era una giovane donna allegra, energica, dal viso rotondo, cugina di Capitan Jack. Infine la commissione era accompagnata da Boston Charley e da un altro guerriero Modoc, i quali avevano invitato la commissione al colloquio.
Al margine dei Letti di Lava era stata rizzata una tenda, in uno spazio aperto. Si trovava a metà strada tra i Modoc e i soldati. Capitan Jack incontrò i membri della commissione insieme a Schonchin John, Nero Jim, Uncino Jim, Boston Charley e altri 3 guerrieri, mentre tutt’attorno stavano nascosti 20 indiani armati, in attesa dell’eventuale segnale per scatenare la strage.
La discussione ebbe inizio. Canby sosteneva che i Modoc dovessero consegnare gli assassini e fare ritorno alla riserva. Capitan Jack voleva invece che i soldati che si erano accampati attorno ai Letti di Lava andassero via, e si opponeva energicamente a consegnare i suoi uomini. Avrebbe fatto meglio a punire quei codardi assassini senza un attimo di esitazione, poiché, e questo Capitan Jack ancora non poteva saperlo, ma proprio quegli stessi uomini che stava difendendo sarebbero stati la causa della sua fine. Uncino Jim si comportò per tutto il tempo con insolenza. Ci furono alcuni discorsi, ma i Bianchi diventavano sempre più nervosi.
L’uccisione del Generale Canby
Improvvisamente tutti i guerrieri nascosti balzarono fuori dagli anfratti in cui erano nascosti, reggendo i fucili. Capitan Jack lanciò il segnale: “At-we!” (Tutti pronti!), e sparò in pieno viso al generale Canby. Il reverendo Eleazer Thomas venne colpito al petto, e cercò di fuggire barcollando, con il terrore della morte negli occhi. Dopo pochi passi una fucilita lo fece cadere stecchito. Intanto Canby, ferito dalla pallottola che gli aveva aperto un buco orribile sotto l’occhio sinistro, cadde, per rialzarsi e cercare la fuga. Venne nuovamente colpito, e cadde nuovamente a terra. Il generale dal grande cuore, amico di quegli stessi uomini che lo stavano uccidendo, rantolava. Capitan Jack gli affondò più volte il coltello nella schiena, finchè Canby rimase immobile. Meacham venne colpito alla testa da Schonchin John.
Winema
Riddle, con un orecchio ferito, e Dyer, l’agente, fuggirono inseguiti da Uncino Jim, ma riuscirono a scampare alla morte. Solo la valorosa Winema rimase indietro. Uno tra i guerrieri Modoc le trapassò il torace con un colpo di fucile, e l’avrebbe finita se Capitan Jack non avesse ordinato di lasciarla andare. I Modoc stavano stracciando i vestiti dei morti. Boston Charley si apprestò a levare lo scalpo a Meacham, ma in quel momento Winema gridò: “Soldati, soldati!”, e Boston Charley interruppe quello che stava facendo e andò a mettersi velocemente al riparo.
Effettivamente la sparatoria era stata udita dai militari dell’accampamento, e i soldati stavano accorrendo, benché Winema non li avesse ancora visti. La donna Modoc aveva usato questo stratagemma per salvare la capigliatura di Meacham. Mentre gli aiuti stavano sopraggiungendo, Sfregiato Charley, appostato al margine dei Letti di Lava, riuscì a colpire il luogotenente Sherwood, che morì qualche giorno dopo. I soldati erano assetati di vendetta, e il colonnello Alvin Gillem, che subentrò nel comando dopo la morte di Canby, si mise subito in azione.
I soldati ispezionano il nascondiglio dei Modoc
Ci furono degli scontri che costrinsero i Modoc a ritirarsi in un altro settore dei Letti di Lava. Passarono 6 giorni prima che i soldati li trovassero, e quando li trovarono ebbero ben poco di che rallegrarsi. Infatti ci fu una battaglia sanguinosa il 26 marzo, e le pallottole dei Modoc falciarono i soldati senza difficoltà.
A fine combattimento, 20 soldati erano stati uccisi e 17 feriti. In questa faccenda la cosa più sorprendente, come più tardi riuscirono ad appurare i Bianchi, fu che i guerrieri Modoc erano soltanto 21, e tutti rimasero illesi. Con forze che ammontavano a meno di un quarto di quelle del nemico, gli avevano inferto una micidiale sconfitta, uccidendo o ferendo un numero di uomini che era quasi il doppio del loro.
Dopo pochi giorni il generale Jefferson C. Davis raggiunse i Letti di Lava per prendere il comando delle operazioni. Trovò la truppa scoraggiata, praticamente convinta che non sarebbe stato possibile sloggiare i Modoc. Gli Indiani non si vedevano e non si sentivano, e questo faceva paura.
Davis impiegò alcuni giorni per sollevare il morale degli uomini. Poi si diede da fare per snidare gli Indiani. Fu aiutato in questo solo dalla fortuna. Infatti Uncino Jim, che era stato uno dei sostenitori della guerra sin dall’inizio, ora era stanco. All’inizio di maggio, si separò da Capitan Jack, e qualche giorno dopo Davis attaccò.
Capitan Jack decise di lasciare i Letti di Lava per raggiungere gli spazi aperti.
Ci furono nuove schermaglie, e nacque addirittura una violenta disputa tra Capitan Jack e Uncino Jim. Quest’ultimo accusava il suo capo di essere un tiranno. Molti si schierarono a favore di Uncino Jim, e la scissione, in effetti iniziata già da tempo, si completò. Uncino Jim, con gli uomini che Capitan Jack aveva difeso e per i quali aveva commesso l’orribile tradimento nei confronti del generale Canby, se ne andò, abbandonando il suo condottiero.
Il Generale Davis
Questa spaccatura tra i Modoc ebbe luogo il 15 maggio, e venne scoperta dai soldati, che inseguirono Uncino Jim e il suo gruppo per 70 chilometri. Per i successivi 12 chilometri, mentre ingaggiavano battaglia, i Modoc continuarono a procedere.
Il giorno dopo, 22 maggio, tutti i seguaci di Uncino Jim si consegnarono ai soldati, e si arresero.
Ben presto tutti i Modoc compromessi negli omicidi che avevano costretto Capitan Jack a rifiutare la pace con Canby per non vederli impiccare, mostrarono un’arrogante impazienza di mettersi al servizio dei Bianchi.
Uno dopo l’altro si offrirono di recarsi al campo di capitan Jack per assicurarne la resa. Capitan Jack, quando ebbe modo di rivederli, vomitò loro addosso tutta la sua rabbia. “Siete dei vigliacchi e delle donne!”, urlò loro in faccia. “Mi avete costretto alla guerra e ora mi abbandonate! Ma Kientpoos non si arrenderà mai. Morirà col fucile in mano.”
Altre schermaglie, altri inseguimenti. Il 1 giugno, Capitan Jack con il suo piccolo gruppo (un numero imprecisato di donne e bambini e 2 soli guerrieri) furono costretti ad arrendersi. “Le mie gambe non ce la fanno più.”, disse Capitan Jack mentre gli venivano ammanettati i polsi.
Così finì la guerra dei Modoc, ma non il dramma che l’accompagnava. Gli Indiani avevano inferto un terribile colpo al prestigio dell’Uomo Bianco, per cui adesso era necessaria un’azione dimostrativa.
Il generale Davis avrebbe voluto impiccare immediatamente i capi, ma un telegramma da Washington ordinò che venisse istituito un processo militare.
La corte sedette a Fort Klamath dal 5 al 9 luglio. E qui Uncino Jim e i suoi accoliti completarono la loro nefanda opera. Uncino Jim si era infatti assicurato l’immunità con la promessa di testimoniare al processo.
Gli Indiani chiamati in giudizio erano Capitan Jack, Schoncin John, Nero Jim, Boston Charley, Barncho e Slolox, tutti accusati della morte del generale Canby e del reverendo Thomas, in violazione alle regole di guerra.
Il processo fu una farsa. I prigionieri Modoc videro gli uomini che avevano difeso sedere in tribunale in qualità di accusatori.
Il verdetto fu scontato. Le ultime parole di Capitan Jack furono: “La vita mi appartiene ancora per poco. Ma non siete stati voi Bianchi a vincermi. Mi hanno sconfitto i miei stessi uomini!”
Alle 10 di mattina del 3 ottobre 1873, Capitan Jack, Boston Charley, Schonchin John e Nero Jim vennero impiccati, mentre la condanna per Barncho e Slolox fu commutata in carcere a vita da scontare nell’isola di Alcatraz.
La notte successiva all’esecuzione, il corpo di Capitan Jack fu segretamente dissepolto, trasportato a Yreka e imbalsamato.
Poco tempo dopo ricomparve nelle città dell’Est, come attrazione nelle fiere; prezzo d’ingresso: 10 cents.
Per quanto riguarda i 153 sopravvissuti, uomini, donne e bambini, compresi Uncino Jim e la sua banda, essi furono esiliati nel Territorio Indiano. Sei anni dopo morì Uncino Jim, e anche la maggior parte di loro morì prima del 1909, data in cui il governo decise di permettere ai restanti 51 Modoc di ritornare in una riserva dell’Oregon.
Quello che segue è il computo finale delle perdite della Guerra dei Modoc.
Bianchi: Ufficiali morti 8; feriti 5; Militari morti 39; feriti 60; Civili morti 16; feriti (n.d.) Esploratori morti 2; feriti (n.d.); Coloni morti 17; feriti 18. Totale: morti 82; feriti 83.
Indiani: Uomini morti 5; feriti (n.d.); Donne e bambini, numero imprecisato.