La battaglia di Pozo Hediondo tra Apache e Messicani
A cura di Renato Ruggeri
All’inizio del gennaio 1851, due spedizioni di guerra Apache invasero lo stato di Sonora. Una era formata da guerrieri della banda Chokonen di Posito Moraga, Triqueno e Yrigollen; Mangas Coloradas guidava il secondo gruppo, che comprendeva i Chihennes di Ponce, i Bedonkohes di Teboca e i Chokonen di Miguel Narbona, Esquinaline e, forse, Cochise, anche se la sua presenza non è certa. Vi erano, poi, alcuni Western Apaches, soprattutto Coyoteros.
Secondo i resoconti Messicani dell’epoca, ogni gruppo era composto da 200 guerrieri. Il giornale El Sonorense scrisse, in seguito, che alcuni trafficanti Anglos avevano armato e accompagnato gli Apaches.
Un war party, guidato da Mangas, penetrò profondamente nel Sonora e colpì i dintorni di Hermosillo prima di invertire la marcia e tornare indietro. Il secondo gruppo assalì gli insediamenti lungo la Sierra Madre, bruciando ranches e villaggi nel distretto di Sahuaripa. Le due bande, insolitamente numerose, terrorizzarono la regione, portando morte e distruzione.
Incontrarono una debole resistenza, dal momento che il Colonnello Josè Maria Carrasco aveva da poco preso il posto di Elias Gonzales, vecchio nemico degli Apaches, come Comandante Militare del Sonora, ma non aveva ancora raggiunto lo stato, lasciando un temporaneo vuoto di potere.
La mappa della zona interessata dalla battaglia
Quando gli invasori iniziarono a muoversi verso nord, portando con loro circa 1300 capi tra bestiame, cavalli e muli, il Governatore del Sonora ordinò al Capitano Ignacio Pesqueira di reclutare 50 soldati della Guardia Nazionale di Arispe e lo invitò a muoversi verso nord per incontrare una forza della stessa consistenza numerica proveniente da Bacoachi e comandata dal Capitano Manuel Martinez. In tutto erano 80 fanti e 20 cavalieri.
I due gruppi si unirono il 16 gennaio 1851 a Cerro Colorado, un piccolo gruppo di colline 12 miglia a est di Pozo Hediondo (Sorgente Puzzolente).
Il giorno dopo Pesquiera spostò i soldati 12 miglia a nordest verso la Sierra del Cobre e preparò un’imboscata agli Apaches che si stavano ritirando verso nord per raggiungere la frontiera.
Pesquiera inviò una pattuglia in esplorazione; questa ritornò la mattina del 20 con l’attesa notizia. I soldati avevano visto una grande nuvola di polvere a sud, nella valle di Cumpas e pensavano che fossero gli Indiani che si stavano avvicinando con la mandria e il bottino.
Pur non conoscendo l’esatto numero dei nemici, i due ufficiali decisero di muovere i soldati fino a Pozo Hediondo e di preparare una trappola agli Apaches. Pozo Hediondo, conosciuto oggi come Gran Esperanza, era situato in una bella valle circondata da colline a est e sud.
Quando l’avanguardia degli Apaches si avvicinò, i Messicani, superiori di numero in ragione di due a uno, li attaccarono e li misero in fuga, costringendoli ad abbandonare circa 300 capi di bestiame.
Gli Indiani si ritirarono e così i Messicani si misero al loro inseguimento, credendo di averli ormai in pugno. Quello che Pesqueira non sapeva era che il grosso degli Apaches, composto da 150 guerrieri comandati da Mangas, stava risalendo la valle con una mandria di circa 1000 cavalli e muli. Gli Apaches, che erano stati sorpresi dall’attacco dei Messicani, avevano ripagato il nemico con la stessa moneta, conducendolo diritto nelle fauci di una trappola.
Nelle seguenti 3 ore, Apaches e Messicani si affrontarono in una durissima battaglia, spesso all’arma bianca, un combattimento corpo a corpo in cui gli Indiani usarono con grande efficacia lance, frecce e coltelli.
L’assalto Apache costrinse gli uomini di Pesqueira a trincerarsi e ritirarsi di collina in collina e così, alle 4 del pomeriggio, tutti gli ufficiali Messicani erano stati feriti o uccisi. Manuel Martinez di Bacoachi era morto, Pesqueira ferito, come pure il suo aiutante Rafael Angel Corella. La situazione si fece ancora più drammatica quando arrivò un altro gruppo di circa 100 guerrieri, guidato da Posito Moraga e Yrigollen.
Una vista della zona di Pozo Hediondo
I due schieramenti combatterono strenuamente fino a quando venne buio, poi la battaglia finì. Le munizioni si erano esaurite e la lotta era continuata all’arma bianca con lance, mazze, spade e pietre. Gli Apaches avevano ucciso 26 Messicani e 47 erano rimasti feriti. Gli altri furono costretti a marciare a piedi fino a Cumpas poichè erano sopravvissuti solo 5 cavalli su cui furono issati i feriti più gravi.
Secondo i rapporti Messicani dell’epoca i soldati di Pesqueira misero fuori combattimento oltre 70 Apaches. Sempre secondo questi rapporti, la forza Apache era composta da un numero di guerrieri variabile da 400 a 700.
Quando il nuovo Comandante Militare Josè Maria Carrasco arrivò in Sonora, alla fine di gennaio, trovò la frontiera settentrionale in completo subbuglio e decise che gli Apaches dovevano essere puniti severamente.
Il 5 marzo 1851 guidò 400 soldati contro alcune rancherias Apache nei dintorni di Janos. L’assalto provocò la morte di 21 Apaches, 16 uomini e 5 donne (ma è probabile che il numero di donne e bambini uccisi sia stato volutamente sottostimato), mentre i prigionieri furono 62, in gran parte donne e bambini. Questi ultimi furono portati a sud e venduti come schiavi.
Lo storico Edwin Sweeney ha notato alcune analogie tra lo scontro di Pozo Hediondo e la battaglia della vendetta descritta da Geronimo nelle sue memorie.
Geronimo disse di aver guidato un’azione di rivalsa contro la città di Arispe per vendicare l’assassinio della madre, della moglie Alope e dei 3 figli uccisi a tradimento dai soldati Messicani a Kaskiyeh, episodio di cui, però, non esiste una traccia storica certa.
Secondo quanto raccontò a Barret nel 1905, condusse una grossa banda Apache comandata da Mangas, Cochise e Juh attraverso il Sonora settentrionale fino ai dintorni di Arispe. Quando 8 Messicani si avvicinarono per parlamentare, furono catturati, uccisi e scalpati. Due giorni dopo i Chiricahuas combatterono contro 2 compagnie di cavalleria e 2 compagnie di fanteria che erano uscite dalla città. Geronimo nascose i guerrieri tra alcuni alberi in riva a un fiume. Quando i nemici si avvicinarono, guidò una carica che provocò la morte di molti Messicani. La battaglia durò due ore e fu una grande vittoria Apache.
Questo è, in breve, il racconto di Geronimo.
Ignacio Pesqueira, comandante dei Messicani
Sweeney identifica questa battaglia con lo scontro che ebbe luogo a Pozo Hediondo, 20 miglia a est di Arispe. I suoi argomenti sono fondati su alcune analogie tra il racconto di Geronimo e i resoconti Messicani: l’entità delle forze in campo, la località presso Arispe, la presenza di soldati di Arispe, l’identificazione di Mangas come leader degli Apaches e il fatto, forse più importante, che non ci fu più uno scontro paragonabile per dimensioni e importanza a quello di Pozo Hediondo. Il grosso problema è la sequenza temporale; la battaglia di Pozo Hediondo fu combattuta il 20 gennaio 1851, sei settimane prima dell’attacco alla rancheria di Janos – avvenuto il 5 marzo 1851 – che può essere identificato con l’eccidio di Kaskiyeh.
Geronimo raccontò che il suoi popolo viveva in pace dopo la stipula di una tregua coi Messicani e che l’attacco in cui perirono i suoi familiari fu del tutto ingiustificato.
Sweeney afferma, invece, l’esatto contrario. Nel 1850 gli Apaches avevano ucciso 111 abitanti del Sonora e quindi, sia la battaglia di Pozo Hediondo che l’attacco di Carrasco furono considerate azioni di rivincita. E’ possibile che Geronimo abbia di proposito alterato i fatti. Furono le continue incursioni e razzie degli Apaches a scatenare la reazione Messicana e non viceversa.
Oppure la memoria può averlo tradito. Quando raccontò la sua storia a Barret, nel 1905, era un uomo anziano di più di 80 anni, e quindi potrebbe anche aver confuso la cronologia degli eventi, nonostante la famosa capacità degli indiani di tramandare oralmente la propria storia.
Ci sono anche altre possibili spiegazioni.
La grande battaglia di vendetta può essere ancora nascosta nei polverosi archivi Messicani – anche se è cosa poco probabile – e quella di Geronimo è l’unica versione giunta fino a noi.
La battaglia
Vi sono, poi, alcune non trascurabili differenze.
Secondo la versione Messicana, a Pozo Hediondo i soldati assalirono una banda di Apaches che veniva da sud dopo una grande razzia e con il bestiame rubato, mentre secondo Geronimo gli Apaches calarono su Arispe provenendo da nord e i guerrieri si spostarono a piedi, in modo da non essere scoperti.
Pozo Hediondo si trova a 20 miglia da Arispe ed è più vicino a Nacozari, un villaggio di uguale importanza. Geronimo precisò che i guerrieri marciarono verso sud oltrepassando Nacozari e che si accamparono “fuori Arispe”.
I racconti Messicani collocano la battaglia su un terreno elevato, “di collina in collina”, Geronimo tra gli alberi lungo la riva di un fiume.
Vi è poi il problema dei morti Apaches nell’attacco di Carrasco a Janos, 16 uomini e 5 donne. Se il rapporto è veritiero e non sottostimato, solo la famiglia di Geronimo venne sterminata, cosa assai poco probabile. Vi furono, però, 62 prigionieri, in gran parte donne e bambini, ed è possibile ipotizzare che i familiari di Geronimo non perirono nell’attacco e che furono presi prigionieri e venduti come schiavi.
Sia o non sia stata la battaglia della vendetta, Pozo Hediondo rimane il più grande scontro tra Apaches e Messicani di cui siamo oggi a conoscenza.